Juncker elogia l'Italia ma a pagare restiamo noi

Il presidente della Commissione Ue: "Salvate l'onore dell'Europa". Ma per l'accoglienza i fondi non ci sono

Juncker elogia l'Italia ma a pagare restiamo noi

Un plauso tardivo per i tanti sacrifici dei quali gli italiani si fanno carico per accogliere i migranti. È quello giunto ieri dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che nel corso di un convegno sullo stato dell'Unione a Firenze ha rimarcato come «l'Italia ha salvato e salva l'onore dell'Europa» perché «fin dal primo giorno fa tutto ciò che può fare sulla crisi migratoria». «Perciò», ha aggiunto, «dobbiamo essere più solidali sia con l'Italia sia con la Grecia che non sono responsabili della loro posizione geografica: sono lì dove si trovano e di questo dobbiamo tenerne conto».

Si è trattato, soprattutto, di una reprimenda nei confronti dei Paesi dell'Est che non si adoperano per i ricollocamenti decisi dall'Ue. «Se l'Europa comincia a non rispettare le norme giuridiche in questo campo, noi saremo perduti», ha avvertito Juncker. «Vorrei che un certo numero di Stati membri capisse: qui si tratta di mettere in pratica, e tradurre in legge, l'idea che abbiamo dell'Europa e dell'uomo». Insomma, non bisogna aspettarsi che il giudizio di Bruxelles nei nostri confronti possa migliorare in ragione dell'impegno umanitario dell'Italia.

Né si può pensare che questo possa costituire un viatico per la concessione di maggiore flessibilità sul deficit. La Commissione Ue ha infatti deciso di stanziare 15,3 milioni di euro di assistenza di emergenza all'Italia (al ministero dell'Interno nello specifico) per migliorare il funzionamento del programma di ricollocamento. Dal 2015, ha ricordato Bruxelles, il sostegno finanziario d'emergenza all'Italia per affrontare la crisi dei migranti è stato di 74,1 milioni che si aggiungono ai 592,6 milioni già allocati nell'ambito dei programmi nazionali per il periodo 2014-2020 su asilo, migrazioni, integrazione e sicurezza interna. Dal che si evince che i 4,6 miliardi di costi stimati dal Def per l'emergenza migrazione nel 2017 sono tutti o quasi a carico nostro.

Ecco perché il premier Paolo Gentiloni, intervenuto anche lui al convegno fiorentino, ha ringraziato Juncker sottolineando che «l'onore dell'Unione lo difenderemo insieme, non possiamo immaginare che possa essere difeso solo da un Paese: sono sicuro che anche grazie a lui questa azione sarà svolta». Un modo come un altro per affermare che l'Italia non vuole essere lasciata ancora da sola a gestire centinaia di migliaia di migranti. «Abbiamo messo l'Europa dalla parte giusta della storia», ha ribadito il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. «Quello che adesso noi vogliamo, è che l'Europa nel suo insieme presidi meglio le sue frontiere e organizzi un sistema di intervento in Africa che impedisca le partenze», ha auspicato il titolare della Farnesina il quale ha ricordato anche come l'Italia abbia raggiunto «un accordo con il Niger, per vigilare le frontiere tra il Niger e la Libia, da cui transita oltre il 90% dei migranti che arrivano in Libia» dai cui porti salpa la maggior parte delle imbarcazioni che trasportano illecitamente i migranti. Il punto fondamentale, ha ribadito il ministro, è «l'intervento in Africa che deve essere fatto dall'Europa».

Alfano è tornato anche a difendere il pm catanese Zuccaro dalle accuse di scarsa accuratezza nella denuncia dei presunti accordi tra trafficanti e Ong.

«Mi sembra che il Csm abbia detto esattamente ciò che andava detto: pieno sostegno alle indagini del procuratore di Catania, non compete a noi accertare ciò che invece compete all'autorità giudiziaria. Non smontiamo un'inchiesta con le polemiche».

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