Kamikaze si fa esplodere in ospedale, è strage

Almeno 93 le vittime accertate, più di 100 feriti. L'attacco rivendicato dall'Isis e dai talebani

Luciano Gulli

Quetta, capoluogo del Belucistan e crocevia del traffico d'oppio governato dai talebani fin dai tempi del mullah Omar. Capoluogo del Belucistan, la più grande provincia pakistana, nel sud ovest di un Paese dove i 45 gradi di temperatura, in questa stagione, sono la norma. Non che faccia differenza, morire di bomba a trenta gradi o a quarantacinque; ma l'insopportabile calura di ieri, il sangue che si rapprendeva rapidamente, seccandosi come creta al sole nell'atrio dell'ospedale preso di mira; le urla dei feriti, la polvere che offuscava una scena lacerata dall'ululare delle sirene conferivano a quel palcoscenico di sangue e di morte un aspetto ancor più allucinante, nelle immagini trasmesse da una Tv indiana, di quanto non sia, di solito, una strage compiuta per mano di kamikaze telecomandati dall'Isis.

La «bomba che cammina» si è fatta esplodere all'interno del pronto soccorso dove era stato portato da poco il corpo di Bilal Anwar Kasi, avvocato assai conosciuto e presidente dell'ordine forense del Belucistan, ucciso a rivoltellate mentre si recava al tribunale di Quetta. Trasportato all'ospedale in condizioni gravissime (sarebbe morto di lì a poco) Bilal Kasi era stato raggiunto alla spicciolata da una folta schiera di amici, colleghi, giornalisti: i soliti frequentatori delle aule di tribunale. E 25 avvocati sarebbero infatti tra le vittime, oltre ad almeno due giornalisti. Non è la prima volta che gli avvocati pakistani finiscono nel mirino nella provincia del Belucistan. L'ultimo attacco in ordine di tempo risale al 3 agosto, quando a Quetta era stato ucciso in un agguato Jahanzeb Alvi. Dopo la sua uccisione proprio Bilal Anwar Kasi aveva denunciato con forza l'attacco e, in segno di protesta, per due giorni aveva sospeso il lavoro. E fa parte di questa oscura strategia l'uccisione del rettore della facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Belucistan, Amanullah Achakzai? E se sì, che senso ha? Si intendeva colpire la Legge? Perché non i giudici, allora?

L'esplosione, violentissima, ha fatto 93 morti accertati, ma saranno più di 100, alla fine, e oltre 120 feriti. Che ci sia una relazione diretta, tra la presenza di avvocati, giudici, giornalisti raccolti intorno al corpo di Bilal Kasi, utilizzato come esca per far accorrere quanta più gente possibile sembra assai verosimile. Ma non si capisce chi, che cosa il kamikaze intendesse «punire».

La strage è già stata rivendicata da Jamaat-ur-Ahrar, fazione dei talebani pakistani che il 27 marzo, giorno di Pasqua, fece una strage in un parco affollato di Lahore. Ma anche da Isis-Khorasan, o Wilayah Khorasan, che in lingua urdu significa provincia del Khorasan. È, questa, una banda di tagliagole fortemente innervata da ex membri dei talebani afghani e pakistani messa in piedi per espandere a oriente il raggio d'azione del califfato che ha la sua tana fra la Siria e l'Irak. Mentre con l'espressione Khorasan ci si riferisce a un'area storicamente corrispondente alla parte orientale della Persia, l'odierno Iran cui appartiene l'altra metà del Belucistan.

Una regione vastissima che un tempo includeva Pakistan, Afghanistan, alcune regioni dell'india e delle Repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale. Un'area dove trovare un kamikaze disposto al martirio è un gioco da ragazzi.

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