Non c’è nessuna ipotesi di reato a carico del governo per la vicenda della scalata a Mediobanca e alle Generali da parte dei gruppi Caltagirone e Luxottica. A spiegarlo oggi alla stampa dopo giorni di notizie contrastanti sono stati i vertici della Procura di Milano, nella persona del procuratore Marcello Viola e del procuratore aggiunto Roberto Pellicano. Sul tema cruciale dell’inchiesta che vede Caltagirone e l’amministratore di Delfin Milleri accusati di ostacolo alla vigilanza e di patto illecito i magistrati hanno spiegato che la procedura con cui il ministero dell’Economia mise sul mercato il 7% di azioni del Monte dei Paschi di Siena fu anomala ma non illegale.
Nell’inchiesta del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza che ha portato alle perquisizioni e ai sequestri della settimana scorsa la ABB, la procedura accelerata di collocamento sul mercato che vide un pacchetto di azioni del Monte dei Paschi di Siena finire nelle mani di Caltagirone ed Delfin, fu il passo cruciale per consentire poi ai due gruppi di partecipare all’assalto a Mediobanca culminato nella offerta pubblica di scambio coronata da successo nel settembre scorso.
Viola e Pellicano hanno tenuto a precisare che il comportamento del Ministero dell’economia che assegnò a banca Akros il collocamento delle azioni violò effettivamente i criteri stabiliti nel decreto legislativo del 2020 sulla dismissione delle partecipazioni azionarie in mano allo Stato ma non costituisce reato. Non ci sono ipotesi responsabilità di alcun esponente né del governo né del ministero.
Nell’incontro con la stampa i vertici della Procura di Milano hanno ribadito, pur premettendo che si tratta di un’indagine ancora in corso, la loro convinzione che Caltagirone ed Delfin si siano accordati occultamente e illecitamente per effettuare un’operazione di scalata che tentavano da tempo e che aveva come obiettivo oltre a Mediobanca anche le Generali ma di fatto gettano una secchio d’acqua fredda sulle ipotesi di un coinvolgimento dell’esecutivo nell’inchiesta giudiziaria. Se vi sono altre responsabilità di tipo contabile, hanno specificato, questo verrà verificato da altre autorità. Le carte dell’indagine milanese sono state trasmesse, spiega la Procura, a una serie di enti istituzionali di vigilanza tra cui la Banca d’Italia e la Banca centrale europea.
Sono state sottolineate anche altre anomalie tra cui il comportamento di Enarco l’ente previdenziale dei rappresentanti di commercio, che effettua investimenti rilevanti
nella vicenda attraverso una società di gestione del risparmio allocata a Cipro. Ma queste sono dettagli su cui l’indagine continuerà a svolgersi ma che non portano i riflettori della procura in direzione dell’esecutivo.