Domenico Di Sanzo
Tutto ciò che è cambiato, a un anno di distanza, si può facilmente simboleggiare nella parabola del senatore Gianluigi Paragone, ex giornalista, ex direttore della Padania, candidato alle politiche del 2018 con il M5s, ora tra i critici più accesi dell'alleanza tra i grillini e il Pd. Da «presentatore» e mattatore della scorsa edizione di Italia 5 Stelle al Circo Massimo di Roma ad assente di lusso. «Cosa vado a dire a Napoli - ha commentato ieri - che sono contrario su tutto? Abbiamo fatto un governo con il Pd, cosa posso raccontare io a Italia 5 Stelle? È ovvio che me ne starò a casa mia». In giornata ha poi precisato, però, di voler rimanere nel M5s.
Ci sono poi gli ex ministri gialloverdi delusi, non riconfermati nella squadra pentastellata del Conte-bis. In primis Barbara Lezzi, ex titolare del dicastero del Sud, volto storico del grillismo. Martedì ha sferzato duramente il capo politico Luigi Di Maio con un post su Facebook sulle prossime elezioni regionali in Calabria, dove preme per la candidatura la deputata Dalila Nesci, stoppata dai vertici che vorrebbero replicare l'intesa civica raggiunta in Umbria con i dem. E questo è solo un segnale della saldatura in corso tra le varie anime della dissidenza, che secondo alcuni rumors si sarebbero riunite separatamente in due cene top secret per contarsi. Nesci, mai stata organica a Di Maio, sta facendo fronte comune con Lezzi, fino a qualche mese fa vicinissima all'ex vicepremier.
Così come era molto fedele al capo politico Giulia Grillo, scelta dal leader come capogruppo alla Camera subito dopo le elezioni politiche, poi nominata ministro della Salute. Nemmeno lei sarà presente alla kermesse del decennale dalla fondazione del Movimento. A Start, su SkyTg24, la Grillo ha apparecchiato un vero e proprio sfogo televisivo indirizzato a Di Maio: «In questo anno al governo ho visto tutta una serie di cose che non andavano e che ho fatto presente a chi di dovere», ha detto parlando di «un anno molto difficile». Ed ecco la stoccata: «Politicamente non mi sono sentita veramente appoggiata dal mio capo politico, mentre quello che diciamo è il mio capo spirituale Beppe Grillo mi è sempre stato vicino».
Altra frase rivelatrice di quello che, secondo i rumors, sarebbe il vero obiettivo degli scontenti: non una scissione ma una modifica dello Statuto per concedere più poteri al Garante e imbrigliare il capo politico Di Maio.
Proposito traducibile con un'altra dichiarazione pronunciata ieri dalla Grillo: «Tutti noi riteniamo fondamentale ristabilire un maggior principio di trasversalità, il M5s nel tempo è diventato sempre più verticistico».E il malcontento tra i grillini si trascina fin dentro il Palazzo: ieri la partita dell'elezione dei nuovi capigruppo si è chiusa con un nulla di fatto che rischia di alimentare nuovi mal di pancia e nervosismi.
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