Guerra in Ucraina

Kiev vuole i caccia, Macron apre. Mosca minaccia l'escalation. Lo stop di Biden: "No agli F-16"

Dopo i tank, è il turno dei caccia e dell'ultima idea del vice ministro degli Esteri ucraino Andriy Melnyk: dalla terra, ai cieli, si arrivi anche al mare

Kiev vuole i caccia, Macron apre. Mosca minaccia l'escalation. Lo stop di Biden: "No agli F-16"

Dopo i tank, è il turno dei caccia e dell'ultima idea del vice ministro degli Esteri ucraino Andriy Melnyk: dalla terra, ai cieli, si arrivi anche al mare. Così, dopo aver ricevuto la certezza di una scorta di carri armati, prima c'è la richiesta di aerei da combattimento, poi Kiev ha chiesto alla Germania un sottomarino da usare per «cacciare la flotta russa dal Mar Nero». Alla prima ipotesi, quella dei caccia, il presidente francese Macron non ha chiuso: «Nulla è vietato per principio», ha detto, mentre dagli Stati, poche ore dopo, il presidente Biden invece frenava: «Non invieremo i caccia F-16». Ma tanto è bastato per provocare una dura reazione di Mosca, che ha lanciato un'altra minaccia all'Occidente: «La fornitura di ulteriori armi a Kiev porterà solo a una significativa escalation del conflitto», ha detto per la milionesima volta il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Piaccia o meno a Peskov, Kiev continua a chiedere aiuti militari e intanto ha ordinato 105 droni da ricognizione Vector alla società tedesca Quantum-Systems GmbH, droni che saranno finanziati dal governo tedesco.

Nel frattempo è iniziato il conto alla rovescia per l'arrivo effettivo dei nuovi mezzi pesanti. Secondo fonti di Kiev «è probabile che le forze armate ucraine inizieranno a utilizzare i nuovi carri armati occidentali sul campo di battaglia in primavera», ha detto il ministro della Difesa Alexey Reznikov. Secondo Ben Wallace, ministro della Difesa di Londra, i 14 carri armati Challenger 2 donati dal Regno Unito, saranno operativi a Kiev «probabilmente verso Pasqua», confermando che le forze armate ucraine saranno addestrate all'utilizzo. Sul tema dell'invio di armi, che tanto fa infuriare Mosca, se la Croazia chiude assumendo una posizione soft, ancora nettissima l'Unione europea. «A circa un anno dall'invasione illegale e ingiustificata che continua a uccidere persone, civili, a distruggere infrastrutture», si legge in una nota, l'invio di armi all'Ucraina «non è un'escalation, ma una risposta a un'escalation, a un attacco violento e allo spargimento di sangue da parte della Russia contro obiettivi civili».

La posizione di Mosca, come sempre, si dimostra ambigua al limite del controsenso. Da una parte il solito Lavrov dice che «la Russia non perde le speranze che in Europa emergano forze politiche interessate a un dialogo con Mosca, specificando che «non abbiamo mai abbandonato un dialogo sulla base di uguaglianza con i partner europei né la ricerca di vie per risolvere i problemi della sicurezza», di contro lo stesso braccio destro di Putin non esclude una rottura delle relazioni diplomatiche con la Polonia e gli Stati baltici, in prima linea nel sostegno a Kiev. «Sono entrati in un vortice di rabbia anti-russa», ha detto, poche ore prima che Biden annunciasse un suo viaggio proprio in Polonia, senza specificare se in occasione dell'anniversario della guerra in Ucraina. Ancora più duro il viceministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov: «Visto che gli Stati Uniti hanno deciso di fornire all'Ucraina i carri armati, è inutile pensare di poter negoziare non solo con Kiev, ma anche con i suoi burattinai», ha detto.

Intanto, le truppe russe sarebbero ormai vicine a Vugledar, nuovo epicentro del conflitto. Il leader dei separatisti filo-russi a Donetsk, Denis Pushilin, di concerto con il ministero della Difesa, riferisce dell'avanzata russa mentre Kiev smentisce e parla di truppe russe respinte e di ritiro dell'esercito russo, nel consueto rimpallo di propaganda tra gli opposti schieramenti. Vugledar, dove vivono poche centinaia di persone dalle 16mila pre conflitto, è sotto il costante fuoco russo. Quel che è confermato è che 5 persone sono state uccise e altre 13 ferite negli attacchi russi in nove regioni dell'Ucraina. Kherson, Donetsk, Kharkiv, Sumy, Mykolaiv, Chernihiv, Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Lugansk sono sotto attacco con regione e città di Kherson colpite ieri ben 42 volte. E mentre gli ultimi appuntamenti ufficiali sono stati deserti, Vladimir Putin nei prossimi giorni sarà a Volgograd, per l'ottantesimo anniversario della battaglia di Stalingrado.

Segnale di forza o di debolezza, si capirà solo più avanti.

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