Dopo Kiev, Zuppi punta Mosca. Missione di pace a ostacoli

Chiuso (per ora) il viaggio del cardinale inviato dal Papa. Difficile il canale con Putin

Dopo Kiev, Zuppi punta Mosca. Missione di pace a ostacoli
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Raggiungere la pace attraverso passaggi umanitari, che certamente rafforzano i contatti e favoriscono il dialogo. Anche se non è scontato che si possa arrivare presto a una soluzione. Per questo il cardinale Matteo Maria Zuppi, incaricato dal Papa di condurre una missione sul conflitto in Ucraina, si è posto in preghiera e in ascolto durante il suo viaggio di due giorni a Kiev, conclusosi ieri pomeriggio. Un ascolto per capire quali siano le problematiche reali che impediscono, ad esempio, il ritorno dei bambini deportati in Russia nelle loro case o quali siano gli ostacoli per realizzare un altro scambio di prigionieri. Domande sorte durante gli incontri di questa prima breve missione sul campo che hanno aiutato il cardinale ad avere un quadro della situazione più chiaro e riflettere su come poter compiere i prossimi passi, da concordare con la diplomazia vaticana e soprattutto con il Papa. Il primo atto, una volta rientrato a Roma, sarà quello infatti di riferire tutto al Pontefice per poter andare avanti, con l'obiettivo di incontrare adesso anche i rappresentanti del Cremlino, con la mediazione fondamentale anche del nunzio apostolico Giovanni D'Aniello.

Ieri l'incontro tanto atteso con il presidente Zelensky il quale, come anticipato da Il Giornale, ha chiesto all'inviato del Papa che la Santa Sede possa contribuire all'attuazione del piano di pace ucraino in dieci punti che prevede tra le altre cose l'isolamento diplomatico della Russia. Non sarà semplice da accontentare, considerato che la diplomazia vaticana, per raggiungere lo scopo della pace, deve tenere aperti i canali con entrambe le parti, Mosca e Kiev. Il porporato, presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, ieri al Palazzo Presidenziale era accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato vaticana e dal nunzio apostolico in Ucraina, l'arcivescovo lituano Visvaldas Kulbolkas, mentre il giorno prima, quando il gruppo ha incontrato altri rappresentanti del Paese, era presente anche un membro della comunità di Sant'Egidio che opera lì sul campo.

La questione più urgente in agenda è comunque quella dei bambini, soprattutto quelli orfani che non vengono cercati da nessuno; una delle difficoltà esposte durante gli incontri con Zuppi è che il governo ucraino sta cercando di capire come identificare questi bambini senza genitori prima che vengano ufficialmente dichiarati cittadini russi. Non c'è certo la pretesa che i piccoli possano far rientro tutti insieme in Ucraina ma che almeno una piccola rappresentanza possa essere rimandata a casa.

Ma quella di Zuppi non è stata soltanto una missione politica: il primo giorno ha voluto pregare davanti alla fosse comuni di Bucha, ieri a Kiev si è raccolto in preghiera nell'antica chiesa di Santa Sophia. Un pellegrinaggio silenzioso perché sa, come sanno bene gli ucraini, che umanamente non c'è più alcuna soluzione a quanto accaduto nell'ultimo anno.

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