Il killer di Chiaravalle malato di slot machine: ha ucciso per 400 euro

L'assassino ha 57 anni ed è un vicino di casa Era stato in cura per guarire dalla ludopatia

Il killer di Chiaravalle malato di slot machine: ha ucciso per 400 euro

Pochi gradini. La distanza tra l'assassino e la vittima. Ai carabinieri che dal 17 luglio indagavano sul delitto della signora Emma Grilli, 85 anni, trovata sgozzata nella sua abitazione a Chiaravalle, è bastato salire di un piano per trovare le prove che hanno incastrato l'omicida: il vicino di casa.

In manette è finito Maurizio Marinangeli, 57 anni, un disgraziato che ha ammazzato per poche centinaia di euro. L'uomo, aiuto cuoco nel pub del fratello, viveva con la madre nello stesso palazzo della anziana uccisa, al piano di sopra. Non si era mai fatto una famiglia, nessun legame sentimentale. Il vero «amore»? La slot machine. Unica ragione di vita. Era malato Marinangeli. Uno dei tanti ludopatici che vediamo come zombie pigiare tasti nei bar e nelle sale-giochi. Gente che si rovina da sola, inseguendo chissà cosa e chissà chi.

Ma Marinangeli è andato oltre, ha rovinato - oltre che la propria - anche l'esistenza della sua famiglia. Che invano, per anni, ha tentato di farlo uscire da quella maledetta schiavitù. Senza risultati, nonostante un lungo ricovero in una comunità terapeutica specializzata nella cura delle «dipendenze»: terapie che, nate per alcol e droga, sempre più spesso si applicano alla ludopatia. Un virus sociale diventato epidemia. Marinangeli ne era rimasto contagiato. Infezione da cui non riusciva a guarire. Nessuna vaccinazione, nessun antidoto. Il circolo vizioso era soffocante. Sempre con lo stesso epilogo: soldi buttati via nel videopoker. Ogni giorno. Senza sosta. E così l'aiuto-cuoco continuava a chiedere denaro a tutti: parenti, amici, semplici conoscenti. E a questa terza categoria apparteneva la signora Emma Grilli, la sua vicina di casa. Una donna perbene che viveva felice insieme con il marito. Emma non aveva mai dato confidenza a Marinangeli, sapeva che era un tipo «un po' così». Non cattivo, per carità. Ma da liquidare con un buongiorno e buonasera, e nulla più.

Poi, quel dannato martedì 17 luglio, tutto è terribilmente precipitato. Marinangeli ha preparato l'agguato. Attende che il marito della signora Emma esca di casa. E poi si presenta alla porta. L'anziana gli apre, non sospetta nulla di grave. Marianangeli ha saputo, chissà come, che in casa ci sono dei soldi in contanti (400 euro prelevati dalla coppia per pagare alcuni lavori), chiede che gli vengano consegnati.

L'85enne resiste. Viene colpita e poi accoltellata. L'uomo fugge con il danaro e ruba un po' di bigiotteria che poi cercherà di piazzare a un vendo-oro della zona: una mossa che lo tradirà. Anche perché gli era già capitato di sottrarre gioielli in famiglia per rivenderli con le medesime modalià.

I carabinieri intanto indagano. Il giallo diventa sempre meno giallo. La soluzione del caso è lì, a 18 gradini di distanza dall'appartamento teatro del delitto. Gli indizi diventano prove, viene trovato anche il coltello insanguinato di cui l'assassino ha cercato di disfarsi. Il caso per gli inquirenti è chiuso. Ora la parola passa alla magistratura giudicante. Lui, Marinangeli, non ha confessato. Si è chiuso in un mutismo assoluto.

Il marito della vittima ha ancora

negli occhi la scena di quando è rientrato nella propria abitazione trovando la moglie morta sul pavimento del bagno. Un'immagine terribile che non lo lascerà mai: «Eravamo felici. Con Emma è come se fossi morto anch'io».

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