Tira aria di novità in Corea. O forse no. Sarà il prossimo futuro a dirlo, ma quel che è certo è che l'incontro cominciato lunedì a Pyongyang tra la delegazione sudcoreana e quella del Nord guidata dal leader Kim Jong-un in persona ha prodotto un'intesa per un vero e proprio summit tra i leader delle due Coree alla fine di aprile. Il vertice tra Kim e Moon Jae-in, è stato annunciato, si terrà a Panmunjom, la località che si trova al centro della Zona demilitarizzata del 38° parallelo che separa i due Paesi, tecnicamente in stato di guerra dal lontano 1953.
L'elemento più interessante emerso dai colloqui tenuti nella capitale nordcoreana è la disponibilità manifestata da Kim a dialogare direttamente con gli Stati Uniti sul tema delicatissimo della denuclearizzazione e con l'obiettivo di normalizzare le relazioni bilaterali. Addirittura, ha reso noto l'inviato di Seul Chung Eui-yong, il dittatore del Nord sarebbe disposto a rinunciare all'arsenale atomico in cambio di garanzie certe sulla sopravvivenza del suo regime.
È difficile valutare quanto di queste affermazioni di disponibilità da parte del Nord, che da anni usa una retorica estremamente aggressiva e che punta sui suoi supermissili per sopravvivere, sia credibile e quanto sia invece propaganda: una sana dose di scetticismo sembra opportuna.
Kim Jong-un, com'è noto, investe molto sulla prospettiva di dividere il fronte costituito da Stati Uniti e Corea del Sud. Per fare questo, conta sul fatto che Moon Jae-in si è fatto eleggere alla presidenza del Sud promettendo il dialogo con il Nord. Dunque, allettarlo con prospettive distensive è coerente con l'obiettivo di incrinare la sua intesa con quel Donald Trump che ha minacciato di scatenargli contro l'immensa potenza militare degli Stati Uniti.
A Pyongyang, Kim ha accolto la delegazione sudcoreana con ostentata cordialità. Insieme con lui c'erano la moglie Ri Sol-ju, e la sorella del leader nord-coreano, Kim Yo-jong, che era stata l'inviata speciale del leader alla cerimonia di apertura delle recenti Olimpiadi invernali di Pyeongchang, dove già era stata infranta una barriera storica con la prima visita a Sud di una delegazione del Nord, oltretutto di livello molto alto. Al termine dell'incontro, il leader nordcoreano ha espresso soddisfazione per i «colloqui sinceri» e ha detto di voler «scrivere una nuova storia di riunificazione nazionale».
Un altro aspetto interessante dei colloqui intercoreani è l'offerta fatta da Kim Jong-un di una moratoria nucleare mentre il dialogo con gli americani sarà in corso. Quindi, niente provocazioni con test nucleari o lancio di missili. A questa offerta si aggiunge la richiesta di garanzie sulla sicurezza del regime del Nord.
E Trump? Il presidente americano è spiazzato. Nelle scorse settimane aveva alternato le minacce di usare la forza (ma è proprio il suo alleato di Seul a frenarlo per non trasformare la Corea in un tragico campo di battaglia) all'offerta di dialogo con Kim. Per ora si è limitato a reagire con un paio dei suoi soliti tweet. Nel primo si poteva leggere un laconico «Vediamo che succederà!», nel secondo si accenna a «possibili progressi nei colloqui con la Corea del Nord» e poi si legge «per la prima volta in tanti anni uno sforzo serio è stato fatto da tutte le parti in causa.
Il mondo guarda e aspetta! Potrebbero essere false speranze, ma gli Stati Uniti sono pronti a impegnarsi in qualsiasi direzione!». L'impressione è che al momento Trump non sappia in quale direzione muoversi. Ma anche che, in questa complicatissima partita, Kim debba fare delle concessioni.
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