Cronache

L'"Asse del Nord" in pressing per bloccare gli aiuti all'Italia

Controproposta di Olanda e Austria sul Recovery Fund. Dombrovskis le sostiene: "Tornerà il Patto di Stabilità"

L'"Asse del Nord" in pressing per bloccare gli aiuti all'Italia

A quanto pare le famose condizionalità, la ragione per cui l'Italia dirà «no» al prestito del Mes, in qualche modo scatteranno. Anche se l'Italia non prenderà un euro in prestito da Bruxelles. Per il dopo-Covid l'Europa ha intenzione di tornare ad una piena applicazione del Patto di Stabilità, oggi sospeso proprio per permettere agli Stati membri di fare spesa pubblica senza preoccuparsi del giudizio di Bruxelles. Per l'Italia questo significherà disciplina di bilancio e, forse, riforme da adottare in tempi medi.

È questa la principale novità emersa ieri alla presentazione delle raccomandazioni di primavera della Commissione. Inevitabilmente le indicazioni di Bruxelles quest'anno sono legate alla necessità di tamponare gli effetti economici del coronavirus. Le richieste all'Italia sono più o meno in linea con le decisioni prese dal governo.

Ma una volta che l'emergenza sarà finita, l'Italia dovrà impegnarsi per «raggiungere un bilancio pubblico equilibrato a medio termine e garantire la sostenibilità del debito». Formula che racchiude l'essenza del Patto di stabilità: diminuzione progressiva del deficit fino al pareggio di bilancio e riduzione graduale del debito. Obiettivi che l'Italia ha rispettato a fatica anche prima della pandemia.

Che non si tratti di una formula di rito (di solito abbondano nelle raccomandazioni) lo dimostrano le parole di Valdis Dombrovskis. «Il Patto di Stabilità non è sospeso, una volta che la ripresa sarà in corso» gli Stati «dovranno tornare ai loro obiettivi di bilancio di medio termine».

Segno che il pressing dei Paesi del Nord, contrari a piani tropo generosi verso i Paesi meridionali, un effetto lo ha già avuto. Lunedì la proposta di Francia e Germania sul Recovery Fund ha segnato un punto a favore di una maggiore integrazione delle politiche economiche europee. La garanzia di un ritorno al Patto di Stabilità fa pensare che la Commissione guidata da Ursula von der Leyen voglia dare un segnale pro rigore a Austria, Olanda, Danimarca e Svezia che proprio ieri hanno avanzato una proposta alternativa a quella franco-tedesca per il Recovery Fund.

In sintesi, i fondi per la ripresa dovranno essere prestiti, non stanziamenti interni al bilancio europeo. E, soprattutto, i Paesi destinatari dovranno dare garanzie sulle riforme da adottare in caso di ricorso al fondo. In realtà anche la proposta Merkel-Macron sottolinea la necessità di politiche di bilancio rigorose e l'adozione di riforme da parte dei Paesi che aderiranno al piano di recupero dell'economia.

L'entità del fondo potrebbe cambiare. La commissione preme per portarla dai 500 miliardi del piano franco-tedesco a 1.000 miliardi.

Scenari preoccupanti per l'Italia. Ieri si è mosso direttamente il premier Giuseppe Conte, che ha avuto un colloquio telefonico con von der Leyen per chiedere un piano «ambizioso e all'altezza della sfida del Covid-19».

L'obiettivo dell'Italia è ottenere 100 miliardi di euro, un quinto del piano franco tedesco quantificato in 500 milioni di euro.

Difficile, visto il pressing dei paesi del Nord.

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