Elezioni Comunali 2017

L'accozzaglia a sinistra risorge a Padova per fermare Bitonci

No global e radical chic, tutti uniti sul renziano Giordani. Che già promette favori agli stranieri

L'accozzaglia a sinistra risorge a Padova per fermare Bitonci

Un testa a testa che è durato lo spazio di un'ora, con entrambi i candidati, circondati da amici e stretti collaboratori, incollati al telefono per avere in diretta i risultati da ogni sezione di Padova. Massimo Bitonci, del centrodestra, e il suo avversario Sergio Giordani hanno atteso fino a mezzanotte per avere qualche indicazione su chi potesse sedere oggi sulla poltrona di sindaco. Ma, dopo lo scrutinio di oltre la metà delle 206 sezioni, il leggero vantaggio del candidato di centrosinistra si è consolidato. E qualche minuto dopo la mezzanotte, quando Giordani registrava un 51,7% e Bitonci il 48,3, l'ex sindaco leghista è sceso dal suo ufficio nel quartier generale di Arcella per incontrare i giornalisti. «Ha vinto una grande ammucchiata», ha detto ammettendo la vittoria dell'avversario e facendogli gli auguri di buon lavoro.

L'affluenza, già bassa al primo turno, è calata ancora attestandosi al 57%. Questo ha penalizzato il centrodestra, anche se a Bitonci il 40,2% di due settimane fa non è bastato per avere la meglio su Giordani, che con il 29,3% e l'apparentamento con le liste di estrema sinistra (che gli hanno portato in dote oltre il 22% dei voti) si sentiva sicuro di avere la vittoria in tasca. Il contenitore elettorale della sinistra che si è stretto attorno al candidato renziano è una minestra di anime diverse, dai no global ai centri sociali, dai salotti chic progressisti ai moderati. E c'erano pure gli ex missini. La sua vittoria ora potrebbe spostare violentemente il baricentro a sinistra perché nell'accordo di poltrone entreranno consiglieri di Rifondazione, del centro sociale Pedro, di Sel e antagonisti e anche un ex di Potere Operaio, ma potrebbe essere anche un laboratorio per le future alleanze politiche fra il Pd e tutte le sigle che albergano a sinistra. E così il miracolo tanto atteso si è concretizzato. Questo frullato di sinistre, come annunciato in campagna elettorale ora spingerà un altro tasto, tanto caro ai profeti del multiculturalismo: l'accoglienza indiscriminata degli immigrati. Tema importante, come in molte altre città italiane, e che ha mostrato quanto siano diversi sotto ogni profilo i due contendenti. Come l'assegnazione degli alloggi popolari. Con Bitonci c'era il criterio degli anni di residenza (almeno dieci) e la priorità ai padovani; con Giordani, invece, il regolamento tornerà al passato con l'obiettivo di favorire gli immigrati. Ma non solo. Con il sindaco di centrodestra ci sarebbe stata in primo piano la sicurezza e la tolleranza zero, con mille nuove telecamere, più agenti di polizia locale con sedi decentrate nei quartieri e il potenziamento della figura del poliziotto di quartiere. Cosa impensabile per la sinistra buonista che non ha mai smesso di accusare Bitonci di essere un sindaco-sceriffo. Una sinistra che avverserà anche il rilancio delle opere pubbliche, il consumo del suolo, il nuovo polo ospedaliero. Ma a prescindere dagli schieramenti, il voto di Padova è stato in realtà un referendum, pro o contro Bitonci. E Giordani, aiutato dalla stampa locale, per quanto sia un uomo di spessore, non ha evitato di spostare il duello non più sui programmi ma sugli attacchi personali.

Un clima infuocato, condito anche da toni pesanti, ha infatti riempito le due settimane fra il primo e il secondo turno. «Evidentemente la gente gli ha creduto - ha affermato Bitonci - E hanno sommato i voti ottenuti il primo turno e sono stati bravi a portare alle urne tutti i loro elettori. Io siederò in Consiglio comunale per guidare l'opposizione in una città spaccata in due.

Faccio gli auguri a questa eterogenea maggioranza e vedremo se Giordani sarà capace di tenerla assieme».

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