Per certi inquirenti il giorno dopo non è già più una questione di punti di vista, di opinioni, di «sì, ma forse...» e tanto meno di reazioni emotive. Bensì - salvo qualche colpo di scena poco ipotizzabile - di elementi oggettivi e difficilmente confutabili. Francesco Sicignano, il pensionato 65enne che nella notte tra lunedì e martedì ha sparato, uccidendo con un colpo di calibro 38 sparato al cuore, un pregiudicato albanese 22enne che aveva varcato il cancello della sua villetta a Vaprio d'Adda per mettere a segno un furto, lo ha fatto mentre il giovane malvivente era ancora sulla scala esterna in acciaio che dà accesso ai tre appartamenti e a un ballatoio che permette di avvicinarsi anche alle finestre più alte. Il ragazzo in fin di vita è stato rinvenuto dai carabinieri della compagnia di Vimercate e dai primi soccorritori proprio lì, su quelle scale, tra il secondo e il primo piano. Mentre all'interno dell'abitazione di Sicignano sarebbe stato trovato solo un proiettile, ma inesploso.
«Gli ho sparato in cucina - insiste invece il pensionato, con il pm della Procura di Milano Antonio Pastore che lo ha interrogato ieri mattina -. Ho visto l'ombra di un uomo, gli ho chiesto cosa stesse facendo lì, ma anziché allontanarsi, mi è venuto incontro come per aggredirmi, puntandomi addosso una torcia elettrica che non mi ha permesso di vedere cos'altro potesse avere in mano. E allora ho esploso il colpo».
E secondo gli investigatori anche nella sua versione dei fatti non ci sarebbe nulla di sbagliato o inventato perché, contrariamente alla scientificità di risultati come quelli degli esami balistici e dell'autopsia fissata per lunedì («li attendiamo» ha detto il legale di Sicignano, Antonella Pirro), l'intervento dell'emozione potrebbe aver giocato un ruolo più che determinante, addirittura decisivo, soprattutto in una questione come questa. L'albanese infatti, anche se fosse stato raggiunto dal proiettile quando era ancora sulle scale, era comunque già entrato nella proprietà dei Sicignano, violando la sua privacy, ma soprattutto mettendo a repentaglio la sicurezza di tutta la sua famiglia: la moglie, che abita con il pensionato al terzo piano della villetta; il figlio, la nuora e il nipotino che vivono al primo piano.
Inoltre, nonostante fosse stato colpito al cuore, il giovane albanese potrebbe addirittura aver tentato di scappare, infilando le scale. Oppure, come hanno spiegato Sicignano e i suoi famigliari al pm, «il ladro ferito è stato trascinato dai complici che, dopo lo sparo, hanno cercato di portarlo fuori e farlo scappare, ma poi lo hanno abbandonato per fuggire a loro volta». Il pregiudicato 22enne, infatti, non è morto sul colpo e quando è arrivato il 118 respirava ancora.
Inoltre va detto che i precedenti di Sicignano - che in passato è stato accusato di bancarotta fraudolenta mentre la Finanza aveva preso nei suoi confronti anche dei provvedimenti anti usura - nonostante alcune cattive manovre di certa stampa, al momento non hanno influenzato gli inquirenti in senso negativo. «Sarebbe assurdo partire da lì per affermare che il pensionato si è inventato di sana pianta la dinamica dei fatti. E comunque, oltre a capire come sono andate veramente le cose, ora siamo impegnati a catturare i suoi complici, che al 99 per cento sono anch'essi albanesi» spiega un carabiniere coinvolto nell'inchiesta.
Tornando infine al
malvivente, copertosi le mani con le calze per non lasciare impronte prima di avventurarsi nell'abitazione, anche chi si ostina a definirlo «presunto ladro» sa bene che non si trovava dai Sicignano per una visita di cortesia.