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La Lagarde alza ancora i tassi ma l'Italia si mette di traverso: "Pagano famiglie e imprese"

La certezza di una nuova mazzata a luglio sui tassi d'interesse e la solita cortina fumogena sul percorso della politica monetaria

La Lagarde alza ancora i tassi ma l'Italia si mette di traverso: "Pagano famiglie e imprese"

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La Lagarde alza ancora i tassi ma l'Italia si mette di traverso: "Pagano famiglie e imprese"

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La certezza di una nuova mazzata a luglio sui tassi d'interesse e la solita cortina fumogena sul percorso della politica monetaria. Pure lo scaricabarile sulle aziende, che sarebbero colpevoli di avere alzato troppo i prezzi, alimentando così la spirale inflattiva. La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, al forum di Sintra, in Portogallo, ha pronunciato un discorso che ha incendiato gli animi della politica italiana. Oltre al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, anche il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha contestato l'annuncio di un nuovo rialzo dei tassi a luglio: «La Banca Centrale Europea, contro l'evidenza dei suoi stessi studi e il buonsenso, annuncia di voler alzare ancora i tassi, colpendo pesantemente famiglie e imprese e non favorendo la crescita. Quella annunciata da Lagarde è una scelta insensata e dannosa, anche perché l'inflazione è stata causata dai prezzi dell'energia». Motivo per cui, conclude Salvini, «chiederemo un incontro con il rappresentante italiano nel board della Bce per discutere il problema e analizzare soluzioni».

Sulla stessa onda anche Adolfo Urso, il quale ha sostenuto che le scelte della Bce siano «davvero poco comprensibili, fino a oggi non hanno avuto efficacia». Il ministro delle Imprese e del Made in Italy si chiede poi «se questo ritmo di aumento continuo, in cui si annunciano sempre altre strette, non stia frenando gli investimenti senza avere un effetto diretto sull'inflazione».

Con il passare dei mesi, comincia a suonare stonata la mancanza di chiarezza sul percorso dei tassi. «È improbabile che nel prossimo futuro la banca centrale sia in grado di dichiarare con assoluta certezza che il livello massimo dei tassi sia stato raggiunto», ha detto la presidente della Bce, «le decisioni della nostra politica monetaria devono essere infatti definite di volta in volta a ogni riunione e continuare a essere guidate dai dati».

Insomma, non solo l'Eurotower non ha visto arrivare in tempo l'onda dell'inflazione, ma ancora oggi non sa indicare di quanto alzerà il costo del denaro e per quanto tempo. Un approccio che era in parte giustificabile dall'elevata volatilità dei costi energetici, ma ora lo è decisamente meno dal momento che il gas è ormai stabile da mesi e così il petrolio. Oltre tutto, l'economia europea (e non solo) sta rallentando e questo già di per sè contribuirà a raffreddare i prezzi. Possibile dunque che non si riesca a dare a chi deve investire, o comprare casa, un'idea di quanto costerà il denaro negli anni a venire? Per Lagarde no, perché «l'intensità della trasmissione della politica monetaria è circondata da incertezza». Come dire: non sapendo quale direzione prendere, meglio fare troppo che troppo poco per portare «tempestivamente» l'inflazione all'obiettivo del 2 per cento.

«Non abbiamo ancora visto il pieno impatto degli aumenti cumulativi dei tassi che abbiamo deciso dallo scorso luglio, pari a 400 punti base», ha detto Madame Bce che poi tira una bacchettata agli imprenditori: negli ultimi anni, «i profitti delle aziende hanno contribuito per circa due terzi all'inflazione interna nel 2022, mentre nei venti anni precedenti il loro apporto medio era stato di circa un terzo», ovvero la metà.

Al netto però di qualcuno che può avere volutamente esagerato nell'alzare i prezzi, viene da chiedersi se in tutto questo non abbia qualche responsabilità anche la Bce stessa. Non riuscendo ad avere una bussola su tassi e inflazione, le aziende potrebbero essere state spinte ad alzare di più i prezzi in vista di un costo del denaro che sarebbe aumentato in modo indeterminato.

Insomma, alcune imprese, come la Lagarde, potrebbero aver ritenuto che era meglio fare troppo rispetto a troppo poco.

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