Cronaca locale

Laguna fluorescente: mistero a Venezia

Chiazza verde nel Canal Grande: "È un tracciante, non nocivo". Gli attivisti: non c'entriamo

Laguna fluorescente: mistero a Venezia

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È una cartolina insolita di Venezia quella che appare dalle fotografie scattate ieri mattina dai turisti increduli sul Canal Grande, all'altezza del Ponte di Rialto, come sempre preso d'assalto dai visitatori di ogni nazionalità. L'acqua del canale aveva assunto uno strano colore verde fluorescente. Un mistero che sta tenendo con il fiato sospeso la città e che ha creato non poca curiosità tra i presenti, intenti ad immortalare l'evento con i telefonini. Cosa può aver provocato quella macchia così estesa e anomala, si sono chiesti tutti, anche le autorità, subito allertate?

Il pensiero inevitabilmente è andato agli ambientalisti, non nuovi a perfomance del genere. Anche perché ieri a Venezia si svolgeva la Vogalonga, la tradizionale regata non competitiva nata tra le altre cose per contribuire a diffondere attenzione per l'ambiente e la natura, con oltre 7.300 i partecipanti provenienti da 40 diversi Paesi. Quindi un qualsiasi atto dimostrativo avrebbe avuto una sicura eco mediatica. Ma al contrario di altri blitz ecologisti non ci sono state rivendicazioni e gli interessati al momento hanno pure smentito. I ragazzi di Ultima Generazione, in particolare, gli eco ribelli che soltanto qualche giorno fa a Roma hanno gettato un liquido nero a base di carbone vegetale nella Fontana di Trevi, hanno fatto sapere di non avere nulla a che fare con quanto accaduto a Venezia. E nessun altro gruppo di attivisti ha rivendicato l'azione, sempre che di azione dimostrativa si sia trattato.

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, si è attivato per chiarire l'origine del liquido, informando i cittadini che il prefetto ha convocato una riunione urgente con le forze di polizia. Riunione che ha portato a predisporre un'intensificazione della vigilanza nella laguna per monitorare eventuali criticità ed evitare altri episodi analoghi. Oggi, anche in base all'evolversi della situazione, potrebbe essere convocato un nuovo incontro. I vigili del fuoco e i tecnici dell'Agenzia regionale per l'ambiente, intanto, si sono affrettati a prelevare alcuni campioni d'acqua per effettuare le prime analisi e i risultati avrebbero dimostrato che si tratterebbe di un «tracciante», un liquido innocuo usato per individuare le perdite d'acqua. Esclusi, dunque, rischi per la popolazione.

Anche Zaia ha rassicurato veneziani e turisti, ribadendo che la chiazza verde comparsa sul Canal Grande non rappresenta un pericolo di inquinamento. «È il rischio emulazione che più mi preoccupa», ha sottolineato invece il governatore, spiegando che «Venezia, come altri luoghi simbolo del Veneto, hanno una tale visibilità che gesti come quello di oggi (ieri, ndr) potrebbero diventare la vetrina per sempre più personaggi in cerca di clamore». «Bene ha fatto la prefettura a convocare immediatamente una riunione d'urgenza, mettendo attorno ad un tavolo le varie forze dell'ordine. Serviva un primo segnale compatto di risposta, ora attendiamo le indagini per capire meglio quello che è accaduto», ha detto il presidente del Veneto, augurandosi che la città lagunare, proprio per il suo appeal internazionale, non diventi palcoscenico di azioni ben sopra le righe. «Servono risposte adeguate e forti. Dobbiamo tutelare la città, i beni monumentali, il diritto di tutti di poter godere delle bellezze storiche senza sfregi di singoli scalmanati», ha concluso Zaia.

Del resto Venezia non è nuova ad episodi del genere.

Qualcosa di simile era già accaduto nel 1968, quando l'artista argentino Nicolas Garcia Uriburu colorò di verde le acque del canale utilizzando un pigmento che rendeva fosforescenti i microrganismi presenti nell'acqua.

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