Se le primarie del centrosinistra di Milano sono diventate una partita a poker in cui nessuno vuol scoprire il suo gioco, da ieri il Pd ha lanciato un segnale inequivocabile al sindaco Giuliano Pisapia: non è più lui a distribuire la carte. Schierandosi con la sua vice Francesca Balzani ha scelto di essere un giocatore come gli altri. E subire le mosse del premier. Matteo Renzi prima della Prima della Scala ha incontrato il commissario Expo Giuseppe Sala e gli ha promesso mari e monti perché scenda in campo nella città dove il governo si gioca il futuro. Ha raccolto un sì condizionato. Sala ha più dubbi che speranze di farcela alle primarie. Si scrive Balzani, si legge Pisapia. Sala ha chiesto che la campagna sia sui temi e i progetti per la città e non diventi un match nazionale tra premier e Pisapia, tra renziani e anti-renziani. Ma avrebbe sollevato un altro problema: «non possono competere» fino a marzo, la sintesi, con la macchina (e i fondi) comunali usati per orientare la campagna verso quella famosa «continuità» con il modello arancione. Ieri dunque è scattata l'accelerazione a sorpresa del Pd, che facendo asse con il movimento civico (gli arancioni) ha accorciato la campagna per le primarie: si terranno il 7 febbraio (forse con doppio turno, qualche seggio potrebbe rimanere aperto il sabato per chi parte per le feste di carnevale). Era diventato un pasticcio: la coalizione le aveva già fissate il 7, il Pd aveva rilanciato un primarie day a marzo, il sindaco si era proposto mediatore lanciando il 28 febbraio. Proposta bocciata ieri al tavolo della coalizione, che doveva tenersi giovedì ed è stato anticipato frettolosamente. I civici assicurano che il sindaco «è d'accordo», ma pare che inviasse sms di fuoco. Il segretario del Pd Pietro Bussolati rimarca che è «una scelta ambrosiana, rimarca l'autonomia della coalizione». Anche dal sindaco. E «allungando i tempi c'era il rischio che si trasformassero in qualcosa di diverso, bisogna parlare dei progetti per la città». Il ruolo di Pisapia? «Sarebbe saggio che rimanesse super partes». Saggio e senza conseguenze politiche. I vertici del Pd giorni fa hanno lanciato minacce neanche velate: la giunta potrebbe non reggere fino a giugno se qualcuno tira troppo la corda. Il manager Expo dicono sia soddisfatto del primo punto, anche se non basta a sciogliere le riserve, servono «altri segnali». I dem stanno limando un manifesto di firme della società civile e esponenti del Pd che gli chiedono di candidarsi, vorrebbe trovarci almeno mezza giunta Pisapia.La campagna più corta per le primarie danneggia la Balzani. Per colmare il gap di popolarità ha iniziato un tour nei salotti tv, dopo quello di Lilli Gruber ieri era ospite di Giovanni Floris a Di Martedì. Il manager, si diceva, teme un «abuso» del ruolo di vicesindaco, e un'accelerazione di Pisapia su provvedimenti popolari per condizionare le urne. La Balzani ha sempre tenuto un profilo basso rispetto ai colleghi. Da qualche settimana si sono moltiplicate conferenze stampa e incontri pubblici (dal «Bilancio partecipativo», 9 milioni di euro per realizzare progetti votati dai cittadini) al baratto amministrativo portato a modello anche da Report. Segnali che la dicono lunga.
Sala ha avuto nei 6 mesi di Expo i riflettori puntati addosso, ancora oggi ha rubriche fisse in radio, dovrebbe discutere di post evento ma parla della candidatura, ritira premi per la gestione del sito e presenta pillole del programma elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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