
Ancora scambi di accuse tra Israele e Hamas. Ieri mattina almeno 26 persone sono state uccise e più di 100 ferite in sparatorie vicino a due centri di distribuzione di aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione sostenuta dallo Stato ebraico e gli Stati Uniti. A riferirlo è stata la Protezione civile della Striscia gestita da Hamas, che ha accusato l'esercito israeliano di aver aperto il fuoco sui gazawi che cercavano di procurarsi cibo. L'Idf ha subito precisato di aver sparato solo colpi di avvertimento e ha aggiunto che sta indagando sul numero esatto di vittime.
Il portavoce della Protezione civile, Mahmud Basal, che lo Stato ebraico ha accusato di essere un agente di Hamas, ha specificato che 22 persone sono state uccise vicino a un sito a sud-ovest di Khan Yunis e quattro vicino a un altro centro a nord-ovest di Rafah, attribuendo la responsabilità di entrambi gli episodi al "fuoco israeliano".
Tsahal ha però così chiarito: "Le truppe hanno agito per impedire ai sospettati di avvicinarsi, intimando loro di allontanarsi e, dopo che non hanno obbedito, hanno sparato colpi di avvertimento". Ha puntualizzato pure che i palestinesi sono avanzati verso le forze israeliane nell'area di Rafah "in modo minaccioso". Secondo l'esercito di Tel Aviv, inoltre, l'incidente è avvenuto a diversi chilometri di distanza dal sito umanitario più vicino e durante la notte, quando non era aperto per ritirare gli aiuti. Lo Stato ebraico ha fatto presente che quanto accaduto è in fase di analisi. Al Jazeera parla di almeno 104 palestinesi, tra cui 37 persone nei pressi dei siti di aiuti alimentari a Rafah, sono stati uccisi ieri negli attacchi israeliani a Gaza. E secondo Save the Children 5 bambini, di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, "sostenuti attraverso i nostri programmi" sono stati uccisi, e altri due feriti a seguito dei raid aerei israeliani su Gaza.
La maggior parte delle morti di ieri si è verificata, per precisione, nell'area di Teina, a circa tre chilometri da un punto di distribuzione a est di Khan Yunis. Mahmoud Mokeimar, un testimone oculare, ha raccontato che stava camminando con una folla di persone, per lo più giovani uomini, verso il centro. I soldati hanno sparato prima colpi di avvertimento mentre la massa avanzava, poi "è stato un massacro... l'occupazione ha aperto il fuoco contro di noi in modo indiscriminato", ha detto.
Akram Aker, un altro testimone, ha affermato che le truppe hanno tirato con mitragliatrici montate su carri armati e droni e che la sparatoria è avvenuta tra le 5 e le 6 del mattino. Sanaa al-Jaberi, una donna di 55 anni, invece ha dichiarato: "Abbiamo gridato: cibo, cibo, ma hanno semplicemente aperto il fuoco". Mohamed Saker, responsabile del dipartimento infermieristico dell'ospedale Nasser, ha spiegato che la maggior parte delle vittime sono state colpite alla testa e al petto, e che alcune sono state ricoverate nel reparto di terapia intensiva, già sovraffollato. I morti segnalati sono gli ultimi di una serie di incidenti avvenuti nei mesi scorsi, durante i quali centinaia di persone sono state uccise.
La Ghf, che impiega guardie armate private, però, afferma che non si sono verificate sparatorie mortali vicino alle sue sedi e accusa invece Hamas di aver scatenato il panico. L'Idf non è presente sui siti ma li sorveglia da lontano. Ha ribadito che spara solo colpi di avvertimento se la folla si avvicina troppo alle sue forze. In più Israele incolpa anche Hamas di accaparrarsi gli alimenti, di aver attaccato chi li chiede e di aver falsificato il bilancio delle vittime. Il libero flusso di aiuti a Gaza è una richiesta chiave del gruppo islamista nei colloqui indiretti in corso con Tel Aviv per un cessate il fuoco di 60 giorni nella Striscia, insieme al ritiro militare completo di Tsahal.
L'ultima notizia però è arrivata ancora da Donald Trump: "Altri 10 ostaggi saranno rilasciati a breve", ha annunciato. Il movimento palestinese però ha fatto sapere di non garantire di liberarli se Israele rimarrà inflessibile nei negoziati.