Con la legge sulle unioni civili il governo di Matteo Renzi ha di fatto sancito l'equiparazione tra le convivenze omosessuali ed il matrimonio tra un uomo ed una donna. Inevitabile ora «il colpo finale», ovvero il via libera alla maternità surrogata. Il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco, nella sua relazione all'assemblea generale dei vescovi torna ad attaccare le unioni civili, ribadendo quello che era chiaro a tutti tranne, sembra, all'attuale ministro dell'Interno, Angelino Alfano.
Il testo appena varato dal Parlamento, dice Bagnasco «sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia» perché, sottolinea, «anche se si afferma che sono cose diverse le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili». Ora la Chiesa esprime preoccupazione per quello che potrebbe essere il «colpo finale» ovvero l'avvio della «pratica dell'utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà».
Affermazioni che mettono in profondo imbarazzo soprattutto Alfano ed Ncd, i cattolici di centrodestra che sostengono il governo ed hanno votato una legge che la Chiesa condanna. Certamente un problema, se non altro di coerenza, per i politici che professano principi cattolici. Insomma Bagnasco ha detto che «il re è nudo» e dunque Alfano prova a difendersi respingendo quella che definisce «l'interpretazione» del cardinale ribadendo i distinguo già ripetuti come un mantra nei mesi scorsi. Nessun «lasciapassare per l'utero in affitto» assicura Alfano. «Nella legge che abbiamo votato le unioni civili sono un nuovo istituto nettamente e non nominalisticamente diverso dal matrimonio, non sono previste le adozioni per le coppie omosessuali né nella forma diretta né nella forma indiretta della stepchild adoption - protesta il ministro -. Meno che mai si accenna all'utero in affitto che non potrà certo essere in futuro introdotto nella nostra legislazione in base a questa norma». E anche il presidente Pd, Matteo Orfini, interviene in difesa della legge che definisce «coraggiosa e non contro la famiglia».
Ma tra i cattolici che sostengono la maggioranza c'è chi invece pensa che i rischi paventati dalla Cei siano reali. «Condivido il giudizio del cardinale Bagnasco - dice Paola Binetti di Area popolare -. Proprio per questo ho votato un no esplicito e convinto alla legge». Apprezzamento per l'intervento di Bagnasco viene espresso da Maurizio Gasparri di Forza Italia e Robero Calderoli della Lega. Critiche dal M5S e dai Radicali. Per il segretario, Riccardo Magi, «un abisso» separa le parole del cardinale dalla società italiana.
Tra i cattolici contrari alla legge c'è chi si è appellato al capo dello Stato, Sergio Mattarella, chiedendogli di non firmarla.
Appello destinato al fallimento visto che ieri anche Mattarella ha insistito sulla necessità di rispettare «i diritti fondamentali di ognuno, non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali in cui si realizza la sua personalità». Ovvero le unioni civili. Anche la Consulta, ha concluso Mattarella, «ci ha ricordato che la realizzazione di questi diritti, non può essere condizionata dall'orientamento sessuale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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