L'allarme di Berlusconi: "Governo non in grado Ora una fase costituente"

Il Cavaliere pessimista sull'uso dei 170 milioni di fondi Ue: "Riforme adesso o mai più"

L'allarme di Berlusconi: "Governo non in grado Ora una fase costituente"

L' aiuto dell'Europa è in qualche misura legato anche all'affidabilità del «sistema-Italia». E soprattutto all'affidabilità di chi lo guida. Ecco perché in un simile contesto è doveroso, e non solo auspicabile, puntare su una riforma di sistema che aiuti a cambiare passo alla nostra economica e alla macchina statale. Perché la gestione dell'emergenza Covid ha mostrato tutta la debolezza di un apparato normativo e burocratico incapace di far decollare nuovamente l'economia. Il presidente Silvio Berlusconi, dopo il no agli Stati Generali organizzati da Giuseppe Conte, si mostra comunque convinto della necessità di una riforma di sistema. E lo spiega nel corso di un'intervista al magazine web dell'Eurispes, rispondendo alle domande del suo direttore Emilio Albertario. «Serve una nuova fase costituente per far ripartire il Paese - spiega il leader azzurro -. È oggi il momento delle riforme. Ora o mai più». «Abbiamo bisogno di un nuovo patto economico e sociale - a aggiunge - come auspicato dal Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, tra tutte le componenti della società. Per farlo, occorre evidentemente il contributo di tutti: famiglie, imprese, università, banche, cultura e naturalmente politica di maggioranza e di opposizione. Dal momento che in Italia arriveranno presto dei fondi europei necessari per la ricostruzione, l'occasione giusta per questa fase costituente potrebbe essere quella della scrittura del Piano Nazionale delle Riforme, ovvero il programma da presentare ai cittadini e all'Unione europea, contenente la lista delle riforme da fare nel prossimo triennio, con le relative tempistiche e i relativi costi. Un documento indispensabile, necessario se si vuole dare una programmazione di medio-lungo termine alle opere indispensabili da fare. Essendo un programma a lunga scadenza, deve quindi essere scritto comunemente, con il contributo di tutti, perché deve prescindere dai governi che lo attueranno in futuro». Insomma deve esserci un concorso di tutti alla scrittura di queste «regole» e non soltanto un convegno di «anime belle», ma del tutto improduttivo, come il centrodestra compatto sospetta essere la kermesse ospitata da oggi al Casino Algardi di Villa Pamphilj.

Nel corso dell'intervista Berlusconi ha portato anche un esempio pratico di riforma di sistema sul piano fiscale: la flat tax. «Può aiutare la ripresa nel Paese dove - dice - occorre assicurare nuove condizioni di efficienza per le imprese che operano in Italia e/o hanno delocalizzato la produzione». Utile anche per le famiglie dal momento che, con un'aliquota unica per tutti, garantisce un sistema fiscale più equo e vicino ai cittadini, in grado di ridurre l'evasione e l'elusione. «Ridurre la pressione fiscale - conclude il leader azzurro - significa restituire potere d'acquisto alle famiglie, per cui aumentano i consumi, e dotare di liquidità le imprese, per cui aumentano gli investimenti».

Archiviata la presenza agli Stati generali di Villa Pamphilj, Forza Italia non chiude però la porta al dialogo. E si appella a Conte. «Abbiamo già presentato - ricorda Antonio Tajani - una serie di proposte. Vogliamo confrontarci anche sui 55 miliardi del dl Rilancio, ma non per un capriccio, perché siamo stati determinanti per il voto sullo scostamento di bilancio. Per questo vogliamo essere parte delle decisioni che riguardano il futuro del nostro Paese. Con spirito costruttivo, non per aiutare sottobanco il governo. Siamo e restiamo alternativi a questo governo, siamo pronti a confrontarci su questi temi».

La compattezza dimostrata dal centrodestra nel respingere al mittente l'invito agli Stati generali si sfalda però sulle candidature per le prossime regionali. Anche ieri fumata nera. Ci si attendeva chiarezza ma l'accordo è ancora al di là dall'essere perfezionato. Salvo accelerazioni dell'ultima ora, infatti, lo stallo, specialmente nelle Regioni chiave di Campania e Puglia, difficilmente verrà superato in tempi stretti. Tanto che c'è chi scommette che le trattative sono destinate si protrarranno fino alla prossima settimana. Matteo Salvini, infatti, vuole una regione del Sud e, raccontano, rivendica per sé la Puglia, dove Giorgia Meloni non è disposta a cedere sul suo candidato (Raffaele Fitto). Tutti i sondaggi riservati indicano la Regione a portata di mano del centrodestra soprattutto schierando in campo Fitto come anti-Emiliano. Da qui il muro contro muro che blocca anche la corsa dell'azzurro Stefano Caldoro in Campania. Forza Italia, per bocca di Antonio Tajani, non molla la presa sul suo nome.

Lo stesso Berlusconi è stato categorico: «Stefano è e resta il nostro candidato». Salvini fa buon viso a cattivo gioco e continua a ripetere che «non è una questione di nomi ma di squadra: vale per tutte le regioni interessate».

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