L'allarme degli 007 americani. "L'Iran sta per attaccare l'Arabia"

Il dossier, condiviso con Riad, definisce "imminente" la possibilità di un'aggressione degli ayatollah

L'allarme degli 007 americani. "L'Iran sta per attaccare l'Arabia"

L'Iran sarebbe in procinto di lanciare un attacco contro l'Arabia Saudita. Riad ha condiviso con Washington informazioni di intelligence parlando di un imminente assalto di Teheran contro il regno, stando a quando hanno rivelato al Wall Street Journal funzionari sauditi e americani.

Dopo l'avvertimento, Arabia Saudita, Stati Uniti e molti altri Paesi della regione hanno innalzato il livello di allerta delle loro forze militari. Secondo Riad, l'Iran è pronto a compiere attacchi anche a Erbil, in Irak, e vuole in questo modo distrarre l'attenzione dalle proteste che hanno sconvolto il Paese dallo scorso settembre. Nel frattempo, il Consiglio di sicurezza nazionale Usa si è detto «pronto a rispondere in caso di attacco»: «Siamo preoccupati per il quadro minaccioso e rimaniamo in costante contatto con i sauditi attraverso i canali militari e di intelligence - ha affermato un portavoce del Nsc - Non esiteremo ad agire in difesa dei nostri interessi e dei nostri partner nella regione».

Dalla fine di settembre l'Iran ha già attaccato il nord dell'Irak con decine di missili balistici e droni armati, uno dei quali è stato abbattuto da un aereo da guerra statunitense mentre si dirigeva verso la città di Erbil, dove si trovano le truppe americane.

Teheran ha pubblicamente accusato i gruppi separatisti curdi iraniani per aver fomentato i disordini in patria, oltre ad accusare pubblicamente l'Arabia Saudita, insieme a Usa e Israele, per aver istigato le manifestazioni. E il mese scorso, il comandante del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane ha avvertito Riad di limitare la copertura delle proteste in Iran da parte dei canali di notizie satellitari in lingua farsi, tra cui Iran International (canale sostenuto dai sauditi con sede a Londra, popolare tra molti iraniani). «Siete coinvolti in questa faccenda e sapete di essere vulnerabili. Questo è il nostro ultimo avvertimento, state interferendo nei nostri affari interni attraverso questi media», ha dichiarato il generale Hossein Salami durante le esercitazioni militari nella provincia iraniana dell'Azerbaigian orientale.

Le autorità iraniane hanno lottato per sedare i disordini che si sono verificati quasi quotidianamente dopo la morte, il 16 settembre, di Masha Amini, la giovane donna arrestata tre giorni prima per aver presumibilmente violato le rigide regole sull'abbigliamento in pubblico. Più di 200 persone sono state uccise e oltre 1.000 sono finite in manette nella risposta del governo alle manifestazioni, iniziate come un appello per i diritti delle donne e poi trasformatesi in un movimento che chiede la caduta della Repubblica islamica.

Con il diffondersi dei disordini, i funzionari di Teheran hanno incolpato i nemici dell'Iran di aver incitato le proteste, affermazioni prive di fondamento che rappresentano una tattica familiare per il regime, il quale ha incolpato gli avversari in occasione di precedenti

proteste interne.

Stati Uniti e Arabia Saudita hanno accusato Teheran di aver effettuato un attacco con droni e missili al regno nel 2019 che ha preso di mira l'industria petrolifera del paese, negato dalla Repubblica islamica.

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