L'allarme dei pm: gli scafisti sono jihadisti

Milano La notizia buona è che lui, Touil, non c'entra niente. La notizia cattiva, che emerge a chiare lettere dall'indagine della procura di Milano sul giovane marocchino arrestato il 20 maggio a Gaggiano con l'accusa di avere partecipato alla strage del museo del Bardo a Tunisi, è che scavando intorno alla figura di Abdelmajid Touil i pm hanno avuto la conferma provata di quello che finora era solo un robusto sospetto: esiste un asse diretto di collegamento tra il terrorismo islamico e l'organizzazione dei barconi che partono verso l'Italia carichi di disperati. Gli scafisti, i trafficanti di essere umani che controllano la flotta di barche e gommoni, sono membri delle organizzazioni che praticano la jihad contro l'Occidente e i suoi alleati.

Touil viene scarcerato ieri dopo cinque mesi passati nel carcere di Opera. La Corte d'appello ha deciso che non può essere estradato in Tunisia, per il semplice motivo che rischierebbe di essere impiccato, e la nostra Costituzione proibisce tassativamente di consegnare imputati a paesi dove vige la pena capitale. Il provvedimento che libera Touil non si addentra nell'analisi delle prove che secondo Tunisi lo legavano alla strage del 18 marzo. Ma pochi minuti dopo la Procura della Repubblica di Milano rende noto qualcosa di ben più significativo. Nei lunghi mesi trascorsi dall'arresto del giovane marocchino, anche le forze di polizia italiane hanno iniziato a scavare su di lui, incrociando le notizie fornite dalla polizia tunisina con l'analisi dei suoi spostamenti in Italia. Touil è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Milano nell'inchiesta per strage (visto che tra le vittime c'erano anche quattro italiani la nostra magistratura ha facoltà di procedere autonomamente) e terrorismo. Le conclusioni dell'inchiesta hanno scagionato in pieno il giovane: non era a Tunisi il giorno della strage, non ha partecipato alla sua organizzazione, non ha militato in gruppi estremisti. Il suo riconoscimento da parte di un testimone oculare dell'attentato al Bardo è un errore, perché quel giorno il marocchino era in Italia.

E allora? Come è stato possibile un simile caso di malagiustizia? La spiegazione che arriva dagli ambienti investigativi è tutt'altro che tranquillizzante. Lo spunto iniziale dell'inchiesta tunisina è solido. Partendo dalle analisi dei tabulati telefonici dei due attentatori morti nell'attacco, vengono individuate chiamate provenienti da una scheda «Ooredoo», comprata da Touil in Tunisia. Le indagini italiane hanno confermato che è stato proprio Touil a effettuare quelle telefonate, anche se nel corso dei primi interrogatori ha cercato di negarlo. Ma il seguito delle indagini ha permesso di accertare che Touil si rivolse ai suoi interlocutori unicamente per chiedere di poter essere imbarcato verso l'Italia, perché oltre a fare parte della cellula jihadista erano anche alla guida di un organizzazione di scafisti. Erano loro, insomma, il punto di contatto cui le indagini danno la caccia invano da mesi. Il doppio volto degli scafisti-terroristi conferma che l'esodo verso le nostre coste non è gestito da semplici organizzazioni criminali ma da strutture dell'estremismo islamico.

La sorte successiva della scheda telefonica comprata da Touil conferma che i suoi interlocutori erano calati nella vasta rete della jihad. La sim resta in Africa quando il giovane salpa verso la Sicilia, e rimane a lungo silenziosa. Ma viene riattivata all'improvviso nel mese di marzo, poco prima dell'attentato. È in mano a qualcuno che si trova nella zona di Medinine, nel Sudest della Tunisia, verso i confini libici. E in questo periodo partono una serie ancora più intensa di telefonate: tra cui alcune verso Yassine Labidi, uno dei due terroristi che troveranno la morte nell'attacco. Ma a chiamare non è Touil.

La rete esiste, insomma, anche se Touil non ne fa parte.

E per il marocchino i guai non sono finiti: appena scarcerato, ieri viene fermato e portato nel Cie di Torino perché contro di lui c'è un decreto di espulsione. Se verrà consegnato al Marocco, tornerà a rischiare l'estradizione in Tunisia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica