L'allarme delle imprese: non c'è più tempo

Gli armatori: stiamo affondando. Confapi: dobbiamo cercare convergenze

L'allarme delle imprese: non c'è più tempo

Nelle aziende e nei sindacati non si parlava così tanto di politica da anni. Nessuna tentazione di un nuovo protagonismo, né la voglia di essere collaterali a qualche forza politica. Semmai una divisione di ruoli che si sta imponendo naturalmente da quando il governo ha iniziato a fare i conti con il post pandemia. La Confindustria sotto la nuova guida di Carlo Bonomi all'attacco e decisa a giocare un ruolo per favorire un cambio di passo - e forse di governo - nel Paese. I sindacati in difesa di un esistente che ha le sembianze del premier Giuseppe Conte.

Le interviste e gli interventi di Bonomi degli scorsi giorni hanno provocato la reazione stizzita del premier. E il motivo non è tanto l'avere accomunato i danni della politica a quelli del virus. Semmai l'avere preso di mira una politica basata sui sussidi, timida sulla crescita, impotente nel domare la burocrazia che impedisce alle aziende di utilizzare i pochi strumenti messi a disposizione dal decreto liquidità.

Una presa di posizione molto precisa e anche una dichiarazione di incompatibilità della nuova Confindustria con il patrimonio genetico del governo Conte II. Con queste premesse difficile avviare gli stati generali per la rinascita del Paese, come vorrebbe il premier.

Dall'altra parte Cgil, Cisl e Uil hanno trovato nel governo in carica un alleato. I protocolli sulla sicurezza e i provvedimenti del governo per gestire l'emergenza coronavirus portano la firma dei sindacati più che delle aziende. Per contro, il post pandemia, con il suo carico pesantissimo per produzione e occupazione, non potrà che vedere ritornare al centro aziende e liberi professionisti.

Prospettiva che non piace alla Cgil di Maurizio Landini che ieri ha chiesto esplicitamente a Conte di scegliere «da che parte stare. Le teorie e le ricette dal presidente di Confindustria sono vecchie».

Sbagliato dare un'interpretazione tutta politica delle posizioni dei sindacati, così come di quelle di Confindustria e delle altre associazioni datoriali. La piccola e media industria rappresentata da Confapi ha condotto una battaglia durissima sul decreto liquidità. Ora, spiega il presidente Maurizio Casasco, è il momento «della convergenza più dello scontro. Noi - spiega - non facciamo politica, ma politica economica. Mai come in questo momento cerchiamo di fare valere gli interessi della piccola e media industria, che poi sono quelli del Paese. Siamo stati critici con il governo sul decreto liquidità, ma riteniamo che un dialogo debba essere aperto, tra parti sociali e anche con il governo».

Ultime prese di posizione contro le scelte economiche dell'esecutivo in ordine di tempo, quelle specifiche come Assarmatori che ha accusato il governo di volere «affondare il settore marittimo». Tre miliardi per salvare Alitalia, mentre «per le compagnie di navigazione, che i passeggeri proprio non li possono tuttora imbarcare, non è stato previsto alcun indennizzo o aiuto».

Poi quelle generali, come la mobilitazione online delle professioni che si è tenuta ieri.

Una diretta video con interventi delle professioni ordiniste, che accusano il governo di avere discriminato certe categorie di lavoro autonomo. Un clima poco favorevole anche in un contesto ordinario. Sfida quasi impossibile per l'avvio degli stati generali per il rilancio dell'economia

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