Roma - La crescita che non si vede, l'Europa che ci corregge i conti, il Fondo monetario che teme un contagio, il governo che tira a campare. No, non siamo messi bene, dice Sergio Mattarella, e per uscire dalle secche, spiega, ci sono due cose da fare subito. La prima riguarda la manovra e i mercati: «Abbiamo assolutamente bisogno di ispirare fiducia. Le imprese lo sanno». La seconda la stabilità generale dell'Italia: «Dobbiamo essere capaci di mettere il bene comune al centro della nostra azione». E basta con le misure e gli accordi di corto respiro, perché «non c'è calcolo di breve periodo che possa giustificare il rischio di comprimere un potenziale di sviluppo per l'intera comunità».
Il capo dello Stato, che ha firmato il decreto Sicurezza e ha dato il primo via libera alla Finanziaria, in questo periodo non ha alcuna intenzione di lavorare contro Palazzo Chigi perché non vuole la crisi di governo e l'esercizio provvisorio del bilancio. I suoi interventi, ormai quasi a giorni alterni, vanno quindi considerati come una forma di accompagnamento critico, di tutela «patriottica» a difesa di un Paese in difficoltà. «L'economia italiana presenta buoni fondamentali - dice infatti parlando ai Cavalieri del lavoro riuniti al Quirinale - a cominciare dalle risorse di cittadini e imprese rappresentate dal risparmio delle famiglie e dall'avanzo della bilancia commerciale». Quindi siamo in grado di cavarcela, «possiamo crescere e raggiungere migliori livelli di giustizia sociale». Ma a una condizione, fare sistema.
E poi smettiamola di litigare con Bruxelles. «Sarebbe un errore pensare di determinare i nostri equilibri economici e sociali, come se questi rispondessero soltanto a un orizzonte interno». Per il Colle la Ue «è vitale» e l'Italia non può pensare di fare da sola. Sulla manovra va dunque trovata un'intesa con la Commissione per scongiurare contraccolpi sui mercati: il Paese ha necessità, appunto, «di ispirare fiducia» e di convincere gli investitori a comprare i nostri titoli di Stato. Il nazionalismo esasperato in chiave sovranista non funziona, anzi, è pericoloso. «Viviamo in un mondo in cui si moltiplicano le interdipendenze». Certo, pure la Ue deve fare la sua parte. «Abbiamo bisogno di un'Europa che dia priorità a uno sviluppo equilibrato e privilegi interventi che favoriscano investimenti in ricerca, innovazione, competenze, infrastrutture».
Da qui l'invito a comportarsi da squadra. «Il messaggio che vorrei trarre è che dobbiamo essere capaci di mettere il bene comune al centro della nostra azione». La rissa politica continua, spiega Mattarella, non porta da nessuna parte e ci espone ai venti della speculazione. «Esiste il proficuo confronto tra idee diverse, c'è il contrasto di interessi, ma nessuno deve perdere di vista l'interesse generale né, tanto meno, il domani di chi verrà dopo di noi, dei giovani che esprimono grandi valori e risorse».
E se il «lavoro resta la vera priorità, la bussola di ogni nostro
sforzo», bisogna anche «scommettere sull'intelligenza italiana» nei settori tecnologici. «Gli investimenti vanno mirati. Ci sono comparti che hanno maggiore capacità di innovazione e possono divenire locomotive trainanti».
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