L'allarme a Milano: un negozio su tre resterà chiuso

Confcommercio: solo il 65% pronto ad alzare le serrande. E il 55% dei consumatori è spaventato

L'allarme a Milano: un negozio su tre resterà chiuso

Manca poco al 18 maggio, quando torneranno ad aprire le attività commerciali, ma mancano anche certezze. Che pesano. A Milano, un terzo delle attività che da lunedì possono riaprire, resterà comunque chiusa. Serrande abbassate per paura di non rientrare dalle spese. Insomma, per molti non ne varrebbe la pena. Questo il risultato di un sondaggio effettuato da Confcommercio Milano: solo il 65 per cento ha intenzione di aprire. Percentuale che arriva al cento per cento in settori come arredamento, torrefazione e gioiellerie che sfiora il 97 per cento nei negozi di abbigliamento, si ferma al 74 percento tra i professionisti. Ancora più bassa la percentuali tra le agenzie di viaggio, il 50 per cento e i pubblici esercizi, il 45 per cento. Nel caso degli hotel a Milano solo il 29 per cento di quelli associati a Federalberghi ha riaperto e di questi solo il 12 per cento aprirebbe i ristorante interno anche a clienti esterni. Cambiano le percentuali nella città metropolitana dove solo l'11 per cento resterà chiuso e dove intendono aprire l'86 per cento dei pubblici esercizi e l'89 per cento dei parrucchieri ed estetisti. «Un'attività su tre rischia di non riaprire una volta finita l'emergenza Covid-19» aveva lanciato l'allarme Confcommercio; quattro locali su cinque di quelli in affitto non riescono a pagare il canone di locazione. «Siamo destinati a vivere il 2020 con uno scenario da Ferragosto con l'aggravante che non ci saranno turisti. Non ci sarà nessuna corsa agli acquisti nè a mangiare fuori».

Stime poco confortanti anche secondo altri dati che arrivano: oltre la metà degli italiani (55%) non frequenterà più come prima i ristoranti e quasi la metà (48%) degli intervistati non tornerà nei bar con la stessa frequenza, rispetto alle abitudini pre Covid-19. Esercenti e consumatori danneggiati insomma, meno di due su quattro (42,5%) torneranno nei centri commerciali. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Izi in collaborazione con Comin & Partners, sulla propensione dei consumatori nei confronti della riapertura ai tempi del Coronavirus. Il contesto sanitario e normativo penalizza. C'è anche un dato positivo, secondo il sondaggio da lunedì prossimo più di un italiano su quattro (35,2) tornerà a frequentare i ristoranti «come prima» e quasi due italiani su cinque i bar. Solo un'esigua minoranza sceglierà di non usufruire più dei servizi di bar e ristorazione (rispettivamente il 7,4% e il 7,6%), frutto di un timore alimentato anche dai dubbi sulla sicurezza e la paura del contatto con altre persone. I più coraggiosi sono gli over 55, pronti a riprendere sin da subito le vecchie abitudini. Circa il 60% si dichiara pronto a tornare a fare shopping e il 45% a fare colazione al bar e tornare nei centri commerciali.

Poco incline al ritorno a una pseudo normalità è invece la fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni. A sorpresa invece i giovani che in generale, sono tra coloro che manifestano un atteggiamento più deciso nel voler limitare alcune attività rispetto al passato. I più responsabili va a finire che sono proprio loro.

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