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L'alleanza Cairo-De Benedetti non è solo "di carta"

La regia di Sergio Erede dietro al network che va da Del Vecchio a Rcs e punta su Mediobanca

L'alleanza Cairo-De Benedetti non è solo "di carta"

Cernobbio. Sarebbe frettoloso bollare l'alleanza Cairo-De Benedetti solo come una mossa anti-Repubblica. La decisione di Carlo De Benedetti di affidare produzione e distribuzione del suo nuovo quotidiano, Domani, alla Rcs di Urbano Cairo, anche a fronte di investimenti pubblicitari su La7, aggiunge un nuovo tassello al mosaico di un network finanziario e di potere più ampio, che sta prendendo forma in questi mesi. A unire tutti i puntini si arriva al principe degli avvocati d'affari, Sergio Erede, 80 anni compiuti la vigilia di Ferragosto, titolare del maggior studio legale italiano, con oltre 300 professionisti e un fatturato da centinaia di milioni.

L'amicizia di Erede con l'Ingegnere è di antica data. I due sono quasi coetanei e hanno lavorato insieme a decine di dossier storici, a cominciare dall'uscita dell'Ingegnere dall'Olivetti e alla contemporanea fondazione di Omnitel, embrione dell'attuale Vodafone. Cose di trent'anni fa, quando Erede sedeva nei cda più importanti del gruppo De Benedetti. Al punto da essere considerato, nel 2009, uno dei testimoni chiave nella causa civile sul Lodo Mondadori contro Silvio Berlusconi, conclusa con il maxi risarcimento da 750 milioni che Fininvest ha versato alla Cir.

Ma se le origini portano indietro nel tempo, è oggi che il network Erede diventa d'attualità, essendo legato a tutte le grandi partite finanziarie aperte. Insieme con l'Ingegnere l'altro storico e grande cliente di Erede è Leonardo Del Vecchio, ed è proprio l'avvocato nato a Firenze che ha seguito la scalata a Mediobanca e la richiesta di autorizzazione per salire al 20% di Piazzetta Cuccia, appena ottenuta dalla Bce. Una mossa che, per la sua genesi non dichiarata, è apparsa subito ostile, rivolta verso il sancta sanctorum del capitalismo italiano.

Con Mediobanca, Erede aveva già incrociato le lame quattro anni fa. Insieme con Urbano Cairo lanciano una missione che pareva impossible: l'Opa sul Corriere della Sera. Dall'altra parte della barricata c'è appunto Mediobanca, insieme con il salotto buono di famiglie e grandi gruppi. L'Opa va a buon fine anche grazie all'appoggio di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana che appoggia e finanzia Cairo e l'intera operazione. Il tandem Erede Cairo si consolida allora, al punto che l'avvocato spinge il presidente del Toro a una mossa ancora più azzardata: rimettere in discussione la cessione della sede del Corriere di via Solferino al fondo Usa Blackstone. Una causa ancora aperta in cui Cairo ha ottenuto dal tribunale la possibilità di fare una nuova perizia, ma rischia anche la richiesta di un risarcimento danni monstre: 300 milioni per sé e altrettanti per Rcs. Se ne saprà di più entro fine settembre. Di sicuro, per Rcs si tratta di una partita che può destabilizzare il gruppo, controllato da Cairo con oltre il 60%. Il Corriere poi deve ancora fare i conti di questo 2020 che minaccia di chiudersi con forte calo di pubblicità e vendite.

Cairo mostra la sicurezza di un controllo blindato e la solidità di un gruppo che ha ridotto i debiti da 430 a 100 milioni. Ma sostenere che le prospettive non siano più così certe non è azzardato, come dimostra anche il possibile disimpegno dal Torino Calcio, che da qualche mese è diventata un'opzione. Inoltre, in questo quadro, il forte legame di Rcs con Intesa (che vanta una trentina di milioni di questi crediti) non è più tale. La recente Opa lanciata dalla banca di Messina su Ubi ha mostrato una geometria nuova: Erede, ancora lui, stava dall'altra parte, consulente di Victor Massiah; mentre Mediobanca è passata con Messina, di cui è stata advisor.

Se poi aggiungiamo che la causa contro Blackstone non è stata gradita a Intesa, che era tra i soci Rcs che hanno approvato la cessione di via Solferino, il cerchio si chiude.

In altri termini, il nuovo blocco Intesa-Mediobanca (allargato a Unipol che è ancora azionista di Rcs) e Generali (che ha contribuito al successo dell'Opa Ubi rilevando la Cattolica Assicurazioni), trova ora nel network Erede il suo nuovo contraltare. Con un Del Vecchio a rappresentare una posizione di «dominio» ormai acquisita sia in Mediobanca, sia in Generali; un Cairo che può gestire la corazzata Corriere, oltre a La7, libero da eventuali condizionamenti finanziari perché protetto dal nuovo network; e un De Benedetti che lancia un piccolo aggressivo nuovo foglio, nel ruolo del «guastatore». Il tutto tenuto insieme da Sergio Erede.

Figura sempre più simile a una sorta di nuovo Enrico Cuccia, rivisitato e corretto dai tempi che corrono.

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