L'alleanza Pd-M5s crolla nelle città. L'unica isola felice per ora è Napoli

Solo in 7 capoluoghi su 14 l'intesa regge. Gualtieri chiude a Raggi

L'alleanza Pd-M5s crolla nelle città. L'unica isola felice per ora è Napoli

La fusione Pd- M5S (a freddo) si è già sciolta. L'alleanza giallorossa si presenta alle comunali (in autunno) con un vestito a macchia di leopardo. Il patto Letta-Conte-Speranza corre il rischio di un aborto. Nel mese di ottobre si voterà in 14 capoluoghi: l'accordo Pd-Cinque stelle è un'opzione concreta solo in 7 città. Il dialogo tra dem e M5S non è semplice, si muove su un filo delicato. E in alcune città, Roma e Rimini, si sfiora addirittura la rissa tra democratici e grillini.

Napoli è l'isola felice. Non è un caso che ieri a benedire la candidatura dell'ex ministro Gaetano Manfredi (Pd) siano arrivati i tre big del M5S: Giuseppe Conte, Luigi di Maio e Roberto Fico. Basta spostarsi nella città di Roma, 200 chilometri di distanza da Napoli, che Di Maio, Conte e Letta non possono sorseggiare nemmeno un caffè insieme. La tensione nella Capitale in vista del voto è altissima. Il M5S ricandida il sindaco uscente Virginia Raggi. Il candidato di punta del Pd alle primarie è l'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Nella corsa al Campidoglio Pd e M5S rischiano di farsi la guerra anche in eventuale turno di ballottaggio. Gualtieri chiude la porta a un'intesa al secondo turno: «Non vedo spazi per apparentamenti, noi andremo al ballottaggio e ci rivolgeremo a tutti i romani e anche agli elettori di Virginia Raggi, anche perché hanno creduto a delle promesse a dei progetti, molti anche giusti. In questi anni sono stati fatti dei bellissimi piani ma non sono stati realizzati».

A Rimini due parlamentari grillini, Giulia Sarti e Marco Croatti, non le mandano a dire agli alleati (o presunti) del Pd: «L'unica vera discussione a Rimini sono le guerre di potere interne del Pd, che hanno paralizzato il confronto politico appiattendolo su personalismi che dimostrano, a nostro avviso, poco interesse per i veri problemi della città».

Anche qui la strada è tutta in salita. Difficoltà che Giuseppe Conte ammette: «Laddove non è possibile stringere delle alleanze non mi straccio le vesti. Penso che bisogna rafforzare queste intese ma laddove è possibile». Mentre il ministro degli Esteri Di Maio è più ottimista: «Uniti, scriviamo una nuova pagina», scrive su Facebook da Napoli. Ottimismo che si spegne risalendo lo Stivale. A Torino, l'esito delle primarie del Pd fa naufragare la trattativa per un accordo Pd-M5S. Il candidato dem uscito dalle primarie è Stefano Lo Russo, uno degli avversari più agguerriti della sindaca M5s Chiara Appendino. I Cinque stelle avevano fatto votare Enzo Lavolta. Ed ora nei prossimi giorni il Movimento dovrà (ma non è dato sapere con quali modalità) scegliere un proprio candidato. Un copione che può ripetersi a Bologna. Il candidato ufficiale del Pd alle primarie (sostenuto da Letta) è Matteo Lepore.

Il Movimento 5 Stelle, attraverso un intervento diretto di Conte, lo sosterrà. Ma se Lepore dovesse perdere le primarie si sfalderebbe anche a Bologna l'alleanza. Una coalizione (Pd-M5S-Leu) che funziona bene nei Palazzi. Ma che si schianta sui territori.

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