L'allerta del Viminale: «Sul rischio attentati la prevedibilità è zero»

Minniti chiede all'intelligence sforzi ulteriori «Controllo del territorio e immaginazione»

La mission impossible del ministro dell'Interno Marco Minniti, in un momento di massima allerta come quello attuale, è «prevedere l'imprevedibile». Davanti a una minaccia terroristica «a prevedibilità zero», così la chiama il numero uno del Viminale, all'intelligence si chiede uno sforzo in più.

Una necessità confermata dall'ultimo attentato nella capitale svedese. «A Stoccolma come già a Nizza, Berlino e Londra, è stato fatto un altro passo in avanti verso la riduzione dell'organizzazione dell'atto terroristico: quando si arriva a rubare un camion e a fare un attentato con quel camion pochi minuti dopo, appare evidente che abbiamo a che fare con una minaccia terroristica a prevedibilità zero», spiega Minniti nel suo intervento alla celebrazione del 165esimo anniversario della fondazione della polizia. È la prima volta che il nostro Paese si trova ad affrontare un pericolo con queste caratteristiche, non solo kamikaze pronti a tutto, ma anche capaci di improvvisare un attacco senza alcun tipo di pianificazione. Cimentarci con questa sfida inedita significa avere «più intelligence, più prevenzione, più controllo del territorio». Per gli 007, afferma il ministro, «si tratta di immaginare prima le cose» e per farlo c'è «uno strumento straordinario, unico in Europa, come il Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo». Ma c'è anche bisogno di una maggiore prevenzione per «evitare il passaggio dalla radicalizzazione del soggetto alla progettualità terroristica». Servono a questo le espulsioni preventive, uno strumento prezioso per bloccare sul nascere le smanie jihadista di potenziali terroristi. Fino a questo momento ne sono state decise 164, delle quali 32 dall'inizio dell'anno.

Ma tutto questo non basta a prevedere l'imprevedibile se non c'è un controllo quotidiano del territorio, che Minniti però vorrebbe assicurare senza stravolgere la via dei cittadini: «Noi siamo un Paese estroverso, aperto all'esterno, che non vuole diventare una fortezza Bastiani che aspetta chiusa in se stessa il nemico. Controllare consente di vivere, ma vivere è controllare: e non c'è luogo più controllato di un luogo vissuto». Il capo del Viminale non vuole pensare a città blindate e non fruibili. Anche durante le festività pasquali la sicurezza sarà garantita senza impedire ai romani e ai turisti di partecipare alle celebrazioni in programma. Verranno potenziate le misure già in atto, che finora si sono rivelate efficaci, soprattutto in vista dell'imminente G7 a Taormina, un altro avvenimento importante dopo le recenti celebrazioni per i Trattati di Roma, che richiederà ulteriori sforzi. «Come dimostrato proprio a Roma - afferma Minniti - la forza di una grande democrazia è consentire a tutti di esprimere le proprie opinioni con un unico, invalicabile limite, quello della violenza. Che abbiamo contrastato e contrasteremo sempre».

L'accertamento dell'identità dell'attentatore di Stoccolma, un uzbeko da tempo residente in Svezia, dà inoltre modo al ministro di tornare su una sua radicata convinzione: l'inesistenza di un'equazione tra immigrazione e terrorismo.

«Si conferma quanto abbiamo rilevato dall'attacco di Charlie Hebdo in poi, cioè che i terroristi sono persone che vivevano negli stati dove hanno poi colpito», dice. Nessun jihadista sceso dai barconi per colpire, dunque. Il vero problema è la mancata integrazione degli immigrati nei luoghi dove hanno scelto di vivere e la conseguente radicalizzazione.

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