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Parigi George Roditi, autore del saggio Lo spirito di perfezione (Bompiani) diceva: «Per fare una vera rivoluzione ci vuole un avventuroso che resti a casa». In quest'ottica Pierpaolo Piccioli per Valentino ed Hedi Slimane per Céline han fatto la stessa cosa: un sublime lavoro sulle loro radici stilistiche. Da tempo alla guida creativa della più importante maison italiana di alta moda, Piccioli trasporta la cultura della couture nel prét-à-porter inventando cose nuove d'ogni tipo: dalle forme degli abiti agli accostamenti cromatici passando per dettagli come il vezzo di piume staccabili sulle sneakers e sui sandali di gomma oppure il logo che diventa altro da sé sulla nuova borsa V Ring. La sfilata inizia con una serie di sublimi abiti neri con maniche rinascimentali e volumi importanti che consentono grandiosi giochi sartoriali.
Cappe e mantelle nascono dal punto vita, tornano all'orlo e si decuplicano nel plissé. È tutto così aereo e leggero che quasi non avverti l'estrema sofisticazione dei modelli. I più semplici sono un tripudio di colori e accostamenti da perdere la testa e sempre con questi accessori così moderni e così evocativi dell'alta moda con le piume e l'oro e il logo che non è un'ostentazione ma un segno di appartenenza a una community. Ciò che sta facendo Pierpaolo da Valentino è davvero encomiabile: un punto di vista personale, pieno di pathos e modernità sulla poetica di un grande brand. Slimane arriva invece a Céline dopo un ricco raccolto di successi prima da Dior Homme e poi da Yves Saint Laurent. Per aderire alla sua immagine maschile efebica, ai confini dell'anoressia, Karl Lagerfeld a suo tempo perse 43 chili. Ancor più straordinario il suo intervento su Saint Laurent cui tolse in un colpo solo la Y e una ventina d'anni a dir poco trasformando le signore clienti in ragazzine e... arrangiati bella mia se non hai né il fisico né l'età per entrare nei miei fantastici baby doll. I numeri gli hanno dato ragione: YSL senza la Y è ritornato più in auge che mai e adesso l'avventura continua grazie ad Anthony Vaccarello.
Proprio per questo ci si aspettava di più e di meglio dalla pomposa sfilata dell'altra sera aperta e chiusa dai tamburini della Guardia Repubblicana. Sulla chilometrica passerella si sono rivisti i miniabiti impero per lei e i completi slim per lui. La maison ha fatto sapere che tutti i capi maschili sono realizzabili in taglia femminile, cravatte comprese. Intanto il designer ha tolto la e accentata dal marchio fondato nel 1945 da Madame Vipiana e i francesi adesso lo pronunciano «Souline» mentre le signore magistralmente abbigliate Céline da Phebe Philo sono già in crisi di astinenza. Prima di attaccarsi al Lexotan per la disperazione converrebbe fare un giro nella sublime collezione Sacai per i vestiti con pannelli plissettati in fantastici colori come rosa carne e curry, giallo canarino e kaki in alternativa alle classiche rigone Madras e all'accostamento del denim con il blu che da sempre caratterizzano le creazioni di Chitose Abe. Molto nel mood della donna Céline che fu anche la deliziosa collezione Hermes con quell'idea in sé peregrina ma di fatto molto efficace di un culture clash tra l'equitazione e la vela: Sailor Sellier. Bella oltre ogni dire la borsa a secchiello in Panama, la preziosa paglia dei cappelli più chic del mondo. Per il classici pantaloni lunghi e larghi, di forma un po' rettangolare e con come giacche dalle spalle super importanti c'è Stella McCartney, alla sua prima sfilata da quando si è ricomprata il suo marchio dal potente Gruppo Kering.
Carine le proposte in denim ecologico nonostante la tintura tie & die. Ampia e senza capo né coda la sfilata di Givenchy: la stessa donna non può passare dal vestitino bon ton pieghettato al miniabito argentato da regina della notte, sempre con accanto un ragazzetto emaciato in trench. Eleganza e stravaganza fanno davvero la rima sulla passerella di Thom Browne che immagina un mondo incantato sottomarino sulla spiaggia di Hyannis Port e costruisce giacche come il carapace di un'aragosta, gonne-medusa, borse-balena e maschere d'ogni tipo sulla faccia. Del resto Andreas Kronthaler pensa un po' alle pattinatrici di Kabul e un po' all'asta degli arredi del Ritz per sfornare sotto il segno leggendario di Vivienne Westwood una moda che ha uno sguardo sul mondo. Anche Marianna Rosati costruisce la collezione DROme sull'arte del divagare per cui le sirene userebbero deliziosi impermeabili in vernicetta.
Quanto a Poiret nelle mani di un'incerta designer coreana si può solo dire che neanche le eroine di Boldini al giorno d'oggi porterebbero quei calzoni da odalisca e che il genio della Belle Epoque forse si rivolta nella tomba.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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