Guerra in Ucraina

L'amaro ritorno di Conte a "Chigi". Il premier avvisa: così rompi il patto di maggioranza

Sull'aumento delle spese militari Conte minaccia, incontra il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi e all'uscita fa melina

L'amaro ritorno di Conte a "Chigi". Il premier avvisa: così rompi il patto di maggioranza

Sull'aumento delle spese militari Conte minaccia, incontra il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi e all'uscita fa melina. Ripone nella pochette l'ascia di guerra in vista dell'approvazione del Def, il Documento di economia e finanza che arriverà presto in Consiglio dei ministri, ma dice che il nodo della spesa militare va affrontato. «Nel Def ragionevolmente non ci sarà scritto qualcosa del genere», spiega dopo il faccia a faccia con Draghi in riferimento al budget della difesa al 2% del Pil come da impegni presi nel 2014 con la Nato. Il premier però è deciso e paventa ripercussioni sul governo: «Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti con la Nato, se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza». Poi Draghi è andato dal capo dello Stato Sergio Mattarella, proprio per aggiornamenti sul tema degli investimenti militari. A Conte non resta che buttare la palla in tribuna: «Il problema può essere procrastinato ma dobbiamo affrontarlo dal punto di vista politico». Il leader del M5s punta a un aumento graduale delle spese militari e ammette che con Draghi ci sono «valutazioni diverse». Il nodo immediato è un ordine del giorno presentato in commissione al Senato da Fratelli d'Italia, che evoca proprio l'impegno del 2% del Pil. Per adesso l'odg è ancora bloccato e i lavori in commissione si sono aggiornati, ma va trovata una via d'uscita. Conte però rassicura: «Aprire una crisi di governo non è un tema, ma abbiamo il diritto a essere ascoltati».

Intanto il capo dei Cinque stelle si concede qualche minuto di celebrità: «Non sono in discussione gli accordi con la Nato, ma adesso abbiamo altre priorità, l'aumento della spesa militare ora è improvvido». Protestano i generali. «Conte era già noto per una battuta nella quale diceva che avrebbe venduto cinque fuciletti per finanziare una borsa di studio per la pace», attacca il generale Marco Bertolini, già comandante della Brigata paracadutisti della Folgore. Per il generale Mauro Del Vecchio «le risorse per la difesa sono necessarie», mentre Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della difesa parla di «posizioni demagogiche per voti».

La campagna di Conte contro l'aumento delle spese militari arriva in un momento molto delicato per il M5s. L'ex premier è stato rieletto alla guida del partito con il 94% dei sì, in quello che sembra l'ennesimo plebiscito, dal momento che l'avvocato era l'unico candidato in lizza. Così mentre l'avvocato dei ribelli Lorenzo Borrè studia la strategia per impugnare anche questa consultazione, nel M5s si riflette sull'affluenza. Per Conte «gli iscritti del M5s hanno dato un'indicazione forte e chiara». Ma per gli scettici sono troppo pochi 59mila votanti rispetto ai più di 130mila aventi diritto al voto, nemmeno il 50% della potenziale platea elettorale. Rispetto all'ultima votazione su Conte presidente - quella del 5 e 6 agosto 2021 - hanno partecipato al voto 8mila iscritti in meno. Confermati i cinque vicepresidenti Michele Gubitosa, Alessandra Todde, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna e Mario Turco. Nel Comitato di garanzia entra la senatrice Laura Bottici, vicina a Beppe Grillo, che sostituisce Di Maio e affiancherà Roberto Fico e Virginia Raggi.

Danilo Toninelli, la ministra Fabiana Dadone e la senatrice Barbara Floridia formeranno il Collegio dei probiviri. Toninelli esulta per il risultato personale: «Grazie in particolare ai 44.427 iscritti che mi hanno dato fiducia».

Commenti