Il Paese stremato dagli sbarchi. Lamorgese dà la colpa al virus

Il Viminale senza strategia. Il ministro: "L'incremento non è il problema, ma il fatto che ci sia durante la pandemia"

Il Paese stremato dagli sbarchi. Lamorgese dà la colpa al virus

Leggendo le dichiarazioni degli ultimi giorni sembra quasi che il ministro Luciana Lamorgese sia esponente di un governo di centro – destra. Il capo del Viminale a inizio mese ha parlato della possibilità dell'impiego di mezzi navali e aerei per frenare gli sbarchi dalla Tunisia. Una proposta, rimasta solo come tale, non dissimile a quella del blocco navale. Tanto che la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha ironizzato “consigliando” al ministro di leggere il programma del suo partito.

Adesso, nel corso di un'audizione alla commissione affari costituzionali della Camera, Luciana Lamorgese ha elencato tutta una serie di problematiche che, a dispetto delle affermazioni fatte fino a poche settimane fa, hanno evidenziato lo stato di totale sofferenza in cui versa il nostro meccanismo di accoglienza.

“Nel corso di quest'anno abbiamo registrato un aumento dei flussi migratori – ha ammesso il ministro nel corso della discussione sulla conversione in legge dei nuovi decreti sicurezza – alla data del 15 di novembre abbiamo circa 32 mila arrivi, di questi circa la metà, 12.400 mila, di nazionalità tunisina, pari al 38,7%”.

cruscotto Viminale

“L'aspetto del problema non è tanto l'incremento – ha dichiarato ancora il numero uno del Viminale – quanto il fatto che gli arrivi si verificano nel pieno dell'emergenza Covid, fattore di complicazione per i paesi più esposti alla pressione migratoria, come l'Italia”. Elementi ben noti, soprattutto all'opinione pubblica italiana. Ma mai ammessi candidamente dalla Lamorgese. Che nel bel mezzo della lotta al virus anche un singolo sbarco è potenzialmente in grado di rappresentare un problema di natura logistica, è un qualcosa di ben intuibile.

Eppure soltanto adesso (finalmente) il quadro viene presentato in modo più nitido: “Non è vero che ho rappresentato un quadro idilliaco – ha però ribattuto il ministro alle osservazioni mosse in tal senso dall'opposizione – Non ho mai detto che è tutto perfetto e che va tutto bene. Questo non posso dirlo e non l'ho detto".

Sbarchi autonomi e Cpr danneggiati: i due punti chiave sottolineati dalla Lamorgese

Nel corso della sua audizione, illustrando un quadro impossibile da far apparire idilliaco, il ministro dell'Interno ha puntualizzato i due punti chiave del problema. In primis, la questione relativa agli sbarchi autonomi: “C'è stato sempre questo fenomeno ed è difficile prevenirlo – ha dichiarato Luciana Lamorgese – l'unica strada anche a livello europeo è quella di concentrare gli sforzi sulle partenze e sui Paesi di origine dei flussi, migliorandone le condizioni di vita”.

L'altro punto riguarda i centri per i rimpatri, giudicati dallo stesso Viminale come insufficienti per la gestione attuale del problema. Non solo, è stata la stessa Lamorgese ad ammettere che metà dei posti dei Cpr è inutilizzabile in quanto danneggiata dagli ospiti: “Nei Centri di permanenza per il rimpatrio ci sono 1.525 posti – si legge nelle dichiarazioni del ministro – dei quali attualmente attivi circa 700 in conseguenza degli interventi di ripristino e manutenzione resi necessari dai danneggiamenti arrecati da alcuni ospiti. Ma se anche fossero molti di più non sarebbero sufficienti, laddove si pensi ad esempio che i soli tunisini arrivati quest'anno sono più di 12 mila, migranti economici che andrebbero riportati indietro”.

Ammessi i problemi, non si pensa alle soluzioni

Chiariti dunque gli aspetti più gravi, non è emersa al contempo una concreta azione volta a cambiare pagina sull'immigrazione. Anzi, il decreto in corso di conversione alla Camera è lo stesso varato dal governo nel mese di ottobre per spazzare via le norme in materia volute dal predecessore della Lamorgese, Matteo Salvini.

I nuovi decreti sicurezza, voluti soprattutto dal Pd, non sembrano andare nella direzione volta a cancellare le problematiche evidenziate dal ministro. L'unica soluzione al momento prospettata è cercare nuove strutture di accoglienza.

Vale sia per i migranti arrivati con sbarchi autonomi, sia per i minori non accompagnati e sia per chi deve essere espulso. Aprire nuovi centri, spendere di più e creare i presupposti per nuovi bandi: questa sembra essere la linea dell'attuale esecutivo

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