Coronavirus

Lampedusa: sbarchi e contagi. Il sindaco: "È un'emergenza"

I migranti liberi di andare e venire dagli hotspot. Martello: "Il governo è troppo lento"

Lampedusa: sbarchi e contagi. Il sindaco: "È un'emergenza"

Entrano ed escono dall'hotspot con le buste della spesa in mano, indisturbati, che siano positivi al Covid o meno. Usano i varchi nella rete nascosta tra i pini e fuggono. I migranti arrivati a Lampedusa, in sostanza, sono liberi di entrare e uscire come vogliono dal centro di accoglienza che ne ospita 1.050, sorvegliati a vista da poliziotti e militari dell'esercito, massacrati da lunghi turni di lavoro.

Altri 200 clandestini sono ospitati alla Casa della fraternità, gestita dal parroco pro migranti don Carmelo La Magra e controllati dalla Guardia di Finanza. Ieri al porto nuovo un gruppetto di extracomunitari è stato bloccato dalla Digos. In sette, tutti giovanissimi, erano riusciti a far perdere le tracce, ma sono stati recuperati e riportati all'hotspot.

La situazione dell'isola è drammatica, con sbarchi continui. Solo ieri sono arrivati cinque barchini dalla Tunisia, giunti in banchina o al molo Favaloro in maniera indipendente o scortati dalle motovedette di Guardia costiera e Guardia di Finanza. «La situazione è ingestibile - racconta un commerciante -. Già la situazione era drammatica a causa del post lockdown, ora con i migranti che arrivano di continuo abbiamo disdette dei turisti, che preferiscono altre mète». Quel pezzo d'Italia che è costola di un'Africa troppo vicina non è più luogo di vacanza di vip, ma scoglio dimenticato preso d'assalto dai clandestini.

Nella sala al secondo piano del municipio c'è una statua di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L'autore de Il Gattopardo, probabilmente si indignerebbe a notare di fronte a lui la scritta «è strage di migranti». Un'invasione, a dirla tutta, che qualcuno non vuole bloccare.

Nel suo ufficio il sindaco Totò Martello riceve chiamate continue. «È così tutto il giorno», ci dice mentre conferma l'arrivo della nuova nave quarantena attraccata ieri sera a Cala Pisana. «L'ho richiesta io - racconta -, ma ci sarebbe bisogno ne arrivasse un'altra. L'hotspot è pieno. Potrebbe contenere 200 persone, ne ospita più di mille». Mentre i lavori per l'ampliamento della struttura vanno avanti a ritmo serrato.

«Nel 2011 in 3 mesi arrivarono 7.500 migranti - prosegue il primo cittadino -. Qui in due settimane abbiamo avuto 270 sbarchi e oltre 5mila persone». E spiega che ha chiesto «lo stato di emergenza. Perché, vedete - tiene a dire poi -, il governo fa, è presente, ma lento. Pensano tutti che sia una cosa normale. Ma non è che io per far trasferire qualcuno devo aspettare due mesi una gara d'appalto per il trasporto e poi mi si dice che non si è presentato nessuno. C'è qualcuno che ci specula». Quanto al Covid ammette: «Siamo stati graziati, abbiamo avuto un solo positivo che arrivava da Bergamo». Il tutto mentre l'isola pullula di presunti malati che dopo sierologico ed eventuale tampone vengono portati in elicottero nei centri approntati in Sicilia per la quarantena da cui immancabilmente scappano. «Quando c'era Salvini - continua Martello - gli sbarchi erano sì diminuiti, ma non era merito suo. Lui non si è mai fatto sentire da me. È stata una cosa fisiologica. Loro pensavano alle Ong. Soros? Io non lo conosco. In partenza c'erano più controlli allora. Servono accordi coi Paesi di partenza. Anche perché per me il blocco navale non serve. Non puoi mica sparare contro ai barchini». E sempre sul leader della Lega non usa mezzi termini: «Non ho mai detto una parola contro Salvini, ma quando tu vieni a casa mia e dici che ci sono gli sbarchi, caro mio, tu hai sbagliato indirizzo. Sapete, sono un comunista, io. A me non piacciono gli slogan».

Mentre al porto, tra i pochi turisti increduli, dall'ennesimo barchino stanno scendendo ancora migranti.

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