Lampeggianti e auto blu. Guerra Sgarbi-Svizzera

Multato per 500 euro, deve subire anche la lezione di Berna: "Qui non esistono privilegi"

Lampeggianti e auto blu. Guerra Sgarbi-Svizzera

La fine della neutralità con la Svizzera era già stata sancita da un volo (allora) Swissair. Questione di «prostata», ci tiene a rivendicare lui e di una toilette troppo distante dalla sua poltrona. Quella volta entrò nei servizi sbagliati (quelli più vicini ma non quelli riservati alla sua postazione) e qualcuno andò a bussargli con veemenza per farlo uscire. Risultato, lui aprì nudo come mamma lo ha fatto. La seconda guerra tra Vittorio Sgarbi e la Svizzera è cominciata il 6 agosto e non sembra essere sul punto di finire. Com'è noto, il critico d'arte è stato multato dalla polizia del Canton Ticino a Chiasso, per avere superato le auto incolonnate alla dogana Chiasso-Brogeda, usando i lampeggianti. Il deputato era di ritorno in Italia dal Festival di Locarno. La multa, di 500 euro, è stata subito pagata dal suo autista. Ma la ricostruzione di Sgarbi è molto diversa da quella fornita da Norman Gobbi, responsabile del dipartimento sicurezza a cui fa capo la polizia cantonale che, dopo l'accaduto e le proteste del politico italiano aveva risposto categorico: «Le regole sono regole per tutti. Questa è la Svizzera, signor Sgarbi, dove i deputati non hanno auto blu e men che meno dotate di lampeggianti prioritari, privilegio concesso solo agli enti di pronto intervento che sono loro, e non Ella, al servizio della comunità tutta».

L'intervento di Norman Gobbi ha provocato in Sgarbi una certa innervosita ilarità. Dopo aver postato una foto del consigliere di Stato in Svizzera accanto ad una deliziosa mucca, ha ricordato qualche motivo per cui, a suo avviso, Gobbi non sia esattamente il più adatto ad impartire lezioni: «É stato accusato di razzismo e di coprire le simpatie per il Nazismo di un appartenente alla Polizia cantonale». In più, aggiunge Sgarbi a il Giornale «si è messo a fare un sacco di piagnistei perché lo hanno rifiutato dalla loggia massonica Il Dovere proprio perché in odore di razzismo. Per me è un onore essere insultato contro ogni logica e rispetto da un tipo così». Ma, «ritratti» a parte, resta la vicenda dell'auto e dei lampeggianti e della coda superata...

«La vicenda semplicemente non esiste» riprende Sgarbi «intanto la mia è un'auto privata, pagata da me con un autista (Domenico Valerio) pagato da me che però, dopo le minacce di mafia che mi sono state rivolte, è diventato il mio agente di pubblica sicurezza. Ora, questa è una cosa che si decide e si organizza con il Ministero dell'Interno. Il mio autista non è un elettricista che gioca con le luci. E non ha superato alcuna fila. Ha ritenuto di accendere i lampeggianti a pochi metri dal confine italiano e lo ha fatto. Tutto qui. Il signor Gobbi non conosce la differenza tra le luci delle auto blu e le luci che si usano in caso di sicurezza». Sul perché il suo autista abbia ritenuto di dover accendere i lampeggianti proprio in quel punto e proprio in quel momento, Sgarbi non sa rispondere «questo bisognerebbe chiederlo a lui. Io mi ero perfino appisolato... D'altra parte anche la multa è affar suo, era lui che guidava e queste sono cose nominali. Ma è evidente che hanno voluto rifarsi su di me perché sono un personaggio noto. Avreste dovuto sentire i poliziotti: Onorevole, professore, stia seduto in macchina. Non si muova. E io devo andare in un Paese che mi tratta come un delinquente?!». Sgarbi ha chiuso con la Svizzera.

E la cosa che lo consola di più, è ancora la frase di Orson Welles: «In Italia per trecento anni sotto i Borgia ci sono stati guerra, terrore, criminalità, spargimenti di sangue. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera vivevano in amore fraterno, hanno avuto cinquecento anni di pace e democrazia. E cosa hanno prodotto? L'orologio a cucù».

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