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Landini paralizza l'Italia con le sue proposte tutte campate per aria

Patrimoniale, fiscal drag e diritto di sabotaggio. Ecco l'identikit del numero uno dei "Signor No"

Landini paralizza l'Italia con le sue proposte tutte campate per aria
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Negli ultimi due anni, la strategia di mobilitazione della Cgil guidata da Maurizio Landini ha prodotto un impatto economico devastante per il Paese. Tra scioperi generali e mobilitazioni settoriali il costo stimato per la sola interruzione dei servizi pubblici e privati ha superato gli 8 miliardi di euro, quasi la metà della manovra 2026 e un quarto delle normali leggi di Bilancio. Un conto che grava su famiglie, imprese e lavoratori senza contare il peso sociale delle città paralizzate e dei servizi sospesi.

Uno sciopero generale multisettoriale, come quello previsto per venerdì 12 dicembre contro la manovra non è solo un giorno di assenza dal lavoro; è una rottura completa della continuità produttiva e logistica. Con trasporti bloccati, ospedali che rinviano cure essenziali, scuole chiuse e città invase dai cortei, il costo economico reale supera ampiamente il semplice mancato salario. Secondo le stime più aggressive, il danno potenziale può sfiorare 1 miliardo di euro per una sola giornata, considerando gli effetti moltiplicatori sull'intero sistema economico. Solo la sospensione di interventi chirurgici e visite specialistiche nel settore sanitario potrebbe pesare per circa 579 milioni, mentre blocchi logistici e paralisi urbana aggiungono altri 260 milioni. La chiusura delle scuole e la paralisi della Pubblica amministrazione contribuiscono per ulteriori 129 milioni.

Eppure, per Landini la colpa è sempre del governo. Da settimane non fa che dichiarare che nella manovra non ci sono investimenti pubblici, che "la prima emergenza sono i salari, la seconda la riforma fiscale, la terza la sanità pubblica" e che i giovani affrontano livelli di precarietà assurdi. Il segretario Cgil continua a sostenere che il fiscal drag ha sottratto ai lavoratori oltre 24 miliardi tra il 2022 e il 2024, dimenticando che la realtà dei numeri racconta esattamente il contrario: gran parte di quel maggiore gettito ha favorito i redditi medio-bassi grazie al taglio del cuneo fiscale e alla riforma Irpef (come certificato dalla Bce), mentre a pagare sono stati i redditi medio-alti.

Accanto a questa narrazione distorta, Landini propone una piattaforma economico-sociale di fatto irrealizzabile. Partiamo dalla fine: la restituzione del fiscal drag (ossia il maggior prelievo causato dal combinato disposto inflazione e soglie delle aliquote Irpef) vale una cifra superiore alla manovra stessa. Landini insiste poi su una patrimoniale che rischia solo di far scappare i contribuenti più ricchi. Non promette nulla di buono nemmeno la condizione posta per sedersi al tavolo di un patto sociale con Confindustria. Il segretario Cgil intende subordinare la validità degli accordi al voto dei lavoratori tramite referendum. Così, anche dopo aver firmato, Corso Italia potrebbe bocciare l'intesa, trasformando la trattativa in un permanente strumento di sabotaggio ex post.

La piattaforma di Landini, inoltre, spacca il sindacato, allontanando i riformisti della Cisl e la stessa Uil di Bombardieri, mai pregiudizialmente ostile a Landini ma ora più pragmatica. In pratica, il sindacato "rosso" rischia di isolarsi in una strategia di lotta permanente schiacciata sulle piattaforme dei sindacati di base, con obiettivi enormi ma impossibili da realizzare: riforme fiscali radicali, redistribuzione massiva delle ricchezze e un controllo quasi totale sui contratti tramite referendum interni.

Gli effetti degli scioperi e delle mobilitazioni, infatti, non si fermano al mero costo economico immediato. Che, lo ripetiamo, devono basarsi sul danno provocato da una singola giornata di sciopero generale multisettoriale (700 milioni - 1 miliardo di euro), considerando non solo la perdita diretta di produttività, ma anche il cosiddetto effetto moltiplicatore legato al blocco dei trasporti, alla sospensione di prestazioni sanitarie e didattiche e al caos logistico nelle città e nei porti. Applicando questo modello alle oltre cento mobilitazioni nazionali e settoriali promosse o sostenute dalla Cgil tra il 2024 e il 2025, l'impatto cumulativo sul sistema-Paese supera gli 8 miliardi: una stima prudenziale, che non tiene conto delle ricadute indirette su produzione industriale, investimenti e reputazione internazionale.

Ultimo ma non meno importante, il fatto che negli ultimi due anni, quasi tutti gli scioperi generali più impattanti sono stati programmati di venerdì, spesso per sfruttare il weekend lungo, aumentando così il danno economico e sociale. Dal trasporto pubblico alla sanità, dalla scuola alla logistica, ogni settore strategico è stato coinvolto, con effetti che si amplificano.

In sintesi, la strategia di Landini appare più un esercizio di propaganda e pressione politica che una difesa concreta dei lavoratori.

Gli scioperi costano, paralizzano e frammentano il sindacato; la piattaforma rivendicativa è velleitaria, irrealistica e potenzialmente dannosa. Eppure, il segretario continua a ripetere i suoi mantra senza tenere conto della realtà.

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