L'anomalia del Ruby ter: va trasferito a Roma per effetto del caso Mills

Sul legale inglese la Cassazione sancì: il reato si consuma dove si riceve il bonifico. Nel processo a Berlusconi l'ultimo fu incassato nella Capitale. Si decide il 15 aprile

L'anomalia del Ruby ter: va trasferito a Roma per effetto del caso Mills

Un pm che ha condotto inchieste da prima pagina sulla corruzione al Nord scioglie con una punta di perfida ironia il nodo della competenza: «La soluzione è la conseguenza avvelenata della sentenza Mills».

Avvelenata perché si è andati avanti per anni e anni con un duro scontro fra la procura di Milano e i difensori dell'avvocato David Mills e di Silvio Berlusconi per stabilire quando si fosse consumato, come dicono i tecnici con un linguaggio che al profano fa pensare all'amore, il reato di corruzione in atti giudiziari. Questione sottile, ma decisiva perché fra promesse e passaggi vari erano passati alcuni anni, ma fondamentale pure per stabilire la competenza. E la competenza è oggetto di una querelle, sempre a Milano, fra i legali del Cavaliere, perennemente sotto processo nel capoluogo lombardo, e la procura che per l'ennesima volta torna alla carica contro di lui: questa volta per aver comprato il silenzio di uno stuolo di ragazze, le famigerate Olgettine, più quello di una piccola corte di personaggi vari. Il procedimento, il Ruby ter, è attualmente alla stazione dell'udienza preliminare. E qui, in aula, il braccio di ferro fra le due parti è ripreso sulla solita disputa di sempre: l'accusa vuole celebrare un processo di rito ambrosiano, insomma vuole tenersi il super imputato e i suoi comprimari; i legali vorrebbero invece prendere la strada per Roma. E costruiscono il loro ragionamento su un passaggio semplice: l'ultimo versamento, quello che conta quando ce n'è più di uno, è arrivato su un conto corrente di Roma dove è stato incassato, per la cronaca, dallo chansonnier Mariano Apicella. I pm di rito ambrosiano ribattono che i soldi sono partiti da Milano e dunque anche il fascicolo può rimanere dov'è.

Questione controversa, ma fino a un certo punto: «Non c'è dubbio - conferma il pm che preferisce l'anonimato - che la ragione stia dalla parte di Berlusconi e che il processo debba sloggiare. La giurisprudenza ci insegna che il reato, se c'è stato il pagamento, avviene non quando il corruttore fa partire il bonifico ma quando il corrotto lo riceve, o meglio, dal momento in cui ha la disponibilità di quella somma. E il quando si porta a braccetto anche il dove: è decisivo il conto corrente del destinatario, non quello del mittente». Si ritorna alla sentenza Mills e alla pronuncia della Cassazione a sezioni unite: gli avvocati, fra promesse e complessi movimenti bancari, cercavano di guadagnare la prescrizione spingendo verso il passato l'illecito. La Cassazione invece dà sostanzialmente ragione a Milano avvicinando il reato: il denaro era già partito da molto tempo, anzi era già nel circuito dell'avvocato inglese, ma è solo l'11 novembre 1999 che Mills, «attraverso l'istruzione data a Quaderer si comportò uti dominus nei confronti della somma che prima era gestita indistintamente». Il reato si consuma dunque al momento della ricezione e questo circoscrive anche geograficamente l'illecito e la competenza. La vittoria di Milano in quella partita potrebbe essere oggi la causa della sua sconfitta.

È lo stesso meccanismo che ha ancorato a Napoli il processo al Cavaliere per la compravendita di alcuni senatori: il bonifico destinato al senatore Sergio De Gregorio era decollato da una banca romana ma atterrato in un istituto di credito di Napoli. E il dibattimento non si è più spostato. Insomma, i precedenti fanno pensare a un trasloco delle carte milanesi. Chissà: il giudice deciderà il 15 aprile.

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