Guerra in Ucraina

L'Anpi si ferma agli anni '50: "Basta interferenze di Biden"

L'associazione dei partigiani incolpa l'Occidente: "È la Nato che ha minacciato Mosca". Renzi: "Vergognoso"

L'Anpi si ferma agli anni '50: "Basta interferenze di Biden"

L'Anpi si arruola nelle milizie putiniane e con una affermazione sconcertante dei suoi vertici secondo i quali l'invasione russa dell'Ucraina è «l'ultimo drammatico atto di una sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della Nato ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia». Cioè esattamente la tesi del Cremlino per cui la Russia non sta attaccando uno Stato sovrano ma sta solo difendendo la propria sicurezza nazionale minacciata dall'Occidente, in particolare dagli Usa. Un rigurgito di antiamericanismo ideologico che sorprende fino a un certo punto in una associazione, l'Anpi, che i partigiani li porta solo nel nome ma che si è trasformata negli ultimi anni di fatto un soggetto politico (di estrema sinistra). Il comunicato dell'Anpi è pieno di ambiguità in cui, al di là della condanna dei «deliri bellicistici» e del riconoscimento dell'indipendenza del Donbass da parte di Mosca, si sostiene proprio il punto di vista dei falchi di Putin per cui il governo di Kiev sarebbe una pedina manovrata dagli americani. «Biden cessi immediatamente sia le clamorose ingerenze nella vita interna dell'Ucraina iniziate fin dai tempi di Maidan, quando nel governo ucraino entrò la statunitense Natalia Jaresco, sia le sue dichiarazioni belliciste e le sue ininterrotte minacce nei confronti della Russia» chiede l'Anpi. Che accusa anche l'Europa di sostenere una politica di «continua ostilità nei confronti della Russia». Anche il ruolo della Nato va «profondamente ridiscusso», perché «non può essere al servizio di una politica di potenza, e vanno avviate trattative per un sistema di reciproca sicurezza che garantisca sia l'Ue che la Federazione russa». L'unica richiesta a Putin è che «revochi il riconoscimento dell'indipendenza del Donbass, perché viola l'integrità territoriale di un Paese sovrano e scatena una serie di reazioni e controreazioni che possono portare in brevissimo tempo alla guerra». Quanto invece al governo ucraino l'Anpi chiede che «riconosca l'autonomia del Donbass prevista dagli accordi di Minsk, ma mai attuata dal governo di Kiev, rispetti la sua popolazione russofona, cessi i bombardamenti in Donbass e sciolga le milizie naziste», una frase che sembra uscita da un comunicato delle forze armate russe.

L'esternazione dell'Anpi (che ieri ha sfilato nel corteo «Milano contro la guerra» organizzato insieme a centri sociali, collettivi studenteschi, sindacati di base, Rifondazione comunista e Sinistra italiana) provoca la reazione di Matteo Renzi, leader di Italia Viva. «Tra i fan nostrani (di Putin, ndr) mi dispiace dover annoverare una delle associazioni a cui io tengo di più: le parole dell'Anpi sul conflitto ucraino sono vergognose. I partigiani di 70 anni fa avrebbero saputo da che parte stare tra invasori e invasi. Attaccare il filo imperialismo americano significa essere indietro con le lancette della storia» commenta Renzi nel suo intervento all'assemblea nazionale di Iv. «La posizione filoatlantica molto chiara di Enrico Letta spazza via ogni incertezza sulla posizione del Pd» aggiunge. Ma a sinistra la lettura in chiave anti-Nato del conflitto in Ucraina è abbastanza diffusa, anche se mascherata bene. Infatti, nella risposta del presidente nazionale dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo, l'ambiguità resta tutta: «Noi siamo dalla parte del popolo ucraino senza se e senza ma», dice, aggiungendo subito un «ma». «Ma saremmo sciocchi se non vedessimo il contesto in cui tutto questo è avvenuto, quello che è successo negli ultimi decenni», e cioè che «Estonia e Lettonia hanno le basi Nato ai confini della Russia, sarebbe strano immaginare che Mosca non avrebbe reagito», e che «la Nato è più volte intervenuta in violazione della sua missione, che è l'esclusiva difesa dei confini dei Paesi aderenti».

Insomma è chiaro, la guerra è colpa dell'Occidente.

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