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L'ombra di Prodi che turba premier e Cavaliere

Sarà un'elezione piuttosto insolita: non ci saranno in Parlamento i tre leader che hanno tra le mani le sorti della partita quirinalizia

L'ombra di Prodi che turba premier e Cavaliere

Sarà un'elezione piuttosto insolita quella del successore di Giorgio Napolitano. E non tanto perché il presidente appena dimissionato sarà lì in Parlamento a votare anche lui, quanto perché non ci saranno i tre leader che, per un verso o per l'altro, hanno tra le mani le sorti della partita quirinalizia. Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo non sono infatti parlamentari e seguiranno l'evolversi della situazione lontani dalle mura di Montecitorio.

Passaggi, quelli delle prime tre votazioni a maggioranza qualificata, che potrebbero risultare decisivi in vista del quarto voto, quando il quorum si abbassa alla metà più uno dei 1.009 grandi elettori chiamati a riunirsi con la convocazione del Parlamento in seduta comune. Il premier ha già detto in chiaro e ripetuto in privato che le prime saranno votazioni a vuoto, che guarda al quarto scrutinio e che solo allora scoprirà il suo candidato al Quirinale. Un nome sul quale Renzi punta ad avere il via libera più di Berlusconi che della minoranza del Pd, della quale continua a non fidarsi nonostante il lavorio delle diplomazie di questi giorni. L'uscita di ieri di Pier Luigi Bersani che sull'Italicum lamentava l'assenza di confronto interno quando invece «si discute anche con Gengis Khan» (cioè Berlusconi) è eloquente dell'aria che si respira dentro il Pd. Mentre l'atteggiamento che sta tenendo il corpaccione di Forza Italia sul ddl delle riforme alla Camera e sulla nuova legge elettorale al Senato – che sono i due pilastri su cui si pianta il governo – lascia supporre che il patto del Nazareno sia più solido che mai. Al punto che ieri, durante il voto sulle riforme alla Camera, il Pd è stato preso di mira da tutte le opposizioni – M5S, Lega e Sel – fuorché, appunto, Forza Italia.

Lo schema di gioco, dunque, prevede per la quarta votazione una convergenza di Pd, Forza Italia e dell'area centrista dove si muovono Ncd, Udc e i resti di Scelta civica, oltre che l'appoggio di parte dei fuoriusciti grillini e dei molti parlamentari che vogliono evitare di mettere a rischio la legislatura (e il loro seggio) favorendo un' impasse. Il timore di Renzi – e pure di Berlusconi – è però che le opposizioni possano organizzare una controffensiva nelle prime tre votazioni. Se la fronda dem, Sel e magari il M5S si saldassero sul nome di Romano Prodi al punto di fargli raggiungere un numero considerevole di voti (sopra quota 200) al terzo scrutinio, per il premier potrebbe essere molto complicato sfilarsi.

E a quel punto Prodi – che non è il candidato ideale di Renzi e tantomeno di Berlusconi – potrebbe giocarsi la sua partita.

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