Mondo

L'assassino fatto saltare con un cellulare: "È un avviso per Putin"

La seconda esplosione evitata bloccando la rete di telefonia. È caccia ai due complici

L'assassino fatto saltare con un cellulare: "È un avviso per Putin"

Akbar Djalilov, il 22enne kirghiso autore della strage di San Pietroburgo, che lunedì ha provocato 14 morti e 49 feriti, si è fatto esplodere nella vettura della stazione di Sennaya Poloshad per lanciare un messaggio politico diretto a Putin. Magari per l'impegno in Siria o per l'attivismo in Caucaso contro i gruppi islamisti. Lo lascia intendere Sergey Naryshkin, il direttore responsabile degli 007 di Mosca che operano all'estero: «L'attentato alla metropolitana è un macabro messaggio rivolto al presidente Putin che nelle stesse ore si trovava nella sua città natale». A quel punto, nonostante le domande incalzanti dei cronisti, Naryshkin ha preferito trincerarsi dietro a un «non ho altro da aggiungere». Poco dopo le sue parole sono state confermate dal segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, Nikolai Patrushev, che ha parlato anche di possibili collusioni tra l'attentatore e l'Isis.

Le indagini proseguono a tappe forzate: al nome del kamikaze si è arrivati dalle tracce del Dna rinvenuto sulla borsa che conteneva la seconda bomba disinnescata dagli artificieri nella stazione della metro di Ploshchad Vosstania. I resti dell'attentatore sono stati trovati invece nel terzo vagone del treno. Difficile credere che Djalilov, che aveva compiuto gli anni due giorni fa e che si vantava con gli amici di essere un esperto di arti marziali, sia stato l'unico autore della carneficina. Secondo fonti dell'intelligence entrambi gli ordigni erano collegati a un telefono cellulare e non a un meccanismo a orologeria. Circostanza che porta a ritenere che la bomba esplosa sul vagone della metro sia stata innescata a distanza da complici dell'attentatore suicida. Gli 007 russi sarebbero riusciti a evitare il secondo attentato bloccando, dopo la prima esplosione, la rete di telefonia cellulare sulle cinque linee della metro. Per ora il sedicente Califfato Islamico è rimasto in silenzio. Gli ordigni rudimentali utilizzati e le modalità dell'esecuzione dell'attentato non fanno pensare all'azione di una grande organizzazione terroristica. Di sicuro è difficile a questo punto però ipotizzare che Djalilov appartenga alla categoria dei «lupi solitari» come invece l'attentatore londinese Khalid Masood. La posizione di due possibili complici, un ragazzo e una ragazza, sempre dell'Asia Centrale, sarebbero al vaglio dell'antiterrorismo.

La linea blu, quella della strage, è stata nuovamente chiusa ieri mattina per alcune ore dopo che il dipartimento locale del ministero delle Emergenze aveva ricevuto una telefonata anonima, che parlava della presenza di ordigni. Probabilmente si è trattato del gesto di un mitomane, come quello che lunedì aveva annunciato di aver piazzato una bomba sotto al tavolo del McDonald dell'aeroporto Pulkovo. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha fatto sapere che la decisione di ricorrere o meno ad aiuti stranieri nelle indagini verrà presa in esame da Putin (rientrato ieri a Mosca), insieme al primo ministro Medvedev e al ministro degli Interni Kolokoltsev. Il premier in un incontro con la stampa ha annunciato che «saranno prese misure di controllo supplementari per ridurre al minimo tutti i problemi legati ai tentativi di compiere ulteriori attentati. Il terrorismo deve essere debellato alla radice, altrimenti quanto accaduto a San Pietroburgo si ripeterà». Il ministero della Salute ha reso noto che delle 14 vittime 4 devono ancora essere identificate.

La più giovane aveva appena 15 anni.

Commenti