Nella controversia sull' austerity «io sto dalla parte di Hollande, con la Francia». All'esterno del numero 10 di Downing Street, dove ha incontrato il primo ministro britannico David Cameron, Matteo Renzi sostiene la decisione di Parigi di superare il 3% nel rapporto deficit-pil e attacca, senza citarla direttamente, la cancelliera tedesca Angela Merkel. «Rispettiamo le decisioni di un Paese libero e amico come la Francia - dice il presidente del Consiglio - e nessuno ha il diritto di trattare gli altri Paesi da studenti. Non siamo scolaretti». Concorda Cameron: l'Europa, afferma il premier inglese, dev'essere più flessibile.
Mercoledì, davanti all'annuncio francese che non sarebbero stati rispettati nel 2015 i limiti previsti dal patto di stabilità, la Merkel aveva sibilato: «Tutti facciano i loro compiti a casa». Ma Renzi replica che se la Francia ha deciso così, «avrà i suoi buoni motivi». Quanto all'Italia, aggiunge, «noi rispettiamo il limite del 3%». Il motivo lo spiega il ministro dell'Economia Padoan in un lungo colloquio con Il Foglio: «Abbiamo in comune con la Francia una congiuntura economica molto deteriorata», ma «un Paese ad alto debito come il nostro deve innanzi tutto rispettare i mercati».
Ed è proprio questo, l'impegno a mantenere il passo delle riforme, il cuore della missione di Renzi a Londra, oltre alle discussioni con Cameron sui principali focolai di tensione internazionale, dal Medio Oriente all'Ucraina. «Noi - afferma il presidente del Consiglio - dobbiamo rispettare i tempi che ci siamo dati per attuare le riforme. Quella sul lavoro e sull'articolo 18 è una grande riforma, e non una battaglia ideologica: sarà molto apprezzata dagli investitori».
Ed è proprio la sorte delle riforme la maggiore preoccupazione della comunità finanziaria londinese per quanto riguarda il nostro Paese. Renzi ne discute con gli investitori a pranzo, ne parla con la Cnn e a una tavola rotonda al Financial Times. Infine, in serata, va nella tana del lupo, la City. Il miglio quadrato dove i grandi banchieri decidono se comprare o no i titoli di debito della Repubblica italiana.
Le riforme, assicura, devono concludersi «in sei mesi». La modifica dell'articolo 18, che arriverà «al massimo nel prossimo mese», è una «rivoluzione radicale» perché il reintegro è «una mancanza di libertà per gli imprenditori». Annuncia il taglio di due miliardi del costo del lavoro e lancia lo slogan: «L'Italia è tornata e la renderemo straordinaria». Ma per il pareggio di bilancio nel 2017 il governo ha previsto la clausola di salvaguardia ipotizzando l'aumento dell'Iva.
Intanto a Bruxelles quel che accade in Francia e, in misura minore, in Italia provoca sommovimenti. Il neo commissario all'Economia, il francese Pierre Moscovici, ha avuto i suoi problemi nel convincere il Parlamento europeo della propria intenzione di far rispettare le regole.
Secondo i Popolari - tedeschi, in particolare - da ministro delle Finanze ha violato i limiti di disavanzo quand'era in carica. «Se la Francia non rispetta gli impegni, andrò avanti con le procedure di infrazione», promette Moscovici. Ma per i «merkeliani» non è credibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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