"Latorre in Italia per 4 mesi". Ora tutti si inchinano all'India

L'India ci "presta" il fuciliere malato per quattro mesi. Non è una vittoria ma almeno stavolta non ripetiamo l'errore di rispedirlo in mani nemiche

"Latorre in Italia per 4 mesi". Ora tutti si inchinano all'India

Torna in Italia Massimiliano Latorre, ma è un rientro con data di scadenza. La Corte suprema indiana, dopo il nulla osta del governo di Nuova Delhi, ha dato il suo placet alla richiesta dei suoi legali, e il marò colpito da una leggera ischemia lo scorso 31 agosto potrà dunque tornare in patria e restare a casa, con la sua famiglia, per i quattro mesi di convalescenza «concessi» dai giudici. Oltre alle assicurazioni di ritorno nel subcontinente, richieste dai magistrati e messe nero su bianco dal nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini (il documento prevede tra l'altro che «il richiedente ritornerà in India entro il periodo disposto dalla Corte»), la Corte suprema ha preteso che lo stesso fuciliere, prima di partire, sottoscrivesse una lettera di garanzie «non ambigua e non equivoca» nella quale si impegna personalmente a rientrare in India al termine dei 120 giorni, nella prima metà di gennaio.

Già oggi, secondo il suo avvocato, Latorre potrebbe dunque tornare a casa, in Puglia. Ma la notizia del via libera «a tempo» lo ha preceduto, ed è stata accolta con stati d'animo contrastanti, soprattutto dalla politica: tutti contenti, ma non allo stesso modo. Matteo Renzi ha «letto» il via libera al permesso come una vittoria del governo, cinguettando parole al miele per il suo omologo indiano: «Collaborazione con la Giustizia indiana e stima per il premier Modi e il suo Governo. Lavoreremo insieme su tanti fronti». E a stretto giro di tweet arriva la durissima replica del presidente di Fdi, Giorgia Meloni: «Renzi, stimi l'India perché rimanda a casa Latorre per quattro mesi dopo un'ischemia e due anni di detenzione illecita? Sei impazzito?». Altri esponenti del governo scelgono una linea più prudente, con i ministri di Difesa e Esteri, Pinotti e Mogherini, che insistono sulla necessità di trovare una «soluzione definitiva» alla vicenda dei due Marò, mentre il vice della Mogherini, Pistelli, ammette che «l'happy ending di questo film è ancora lontano». E anche l'ex titolare della Farnesina Emma Bonino invita alla prudenza e a non abbassare la guardia. Ma è l'esternazione social di Renzi che continua a tenere banco, diventando il bersaglio di sarcasmo e critiche di quasi tutto il centrodestra. Tra i tanti, il senatore azzurro Maurizio Gasparri chiarisce che la sua stima per le autorità indiane «è senza dubbio inferiore a quella che per loro nutre Renzi», mentre il deputato di Fdi Ignazio La Russa «ringrazia di cuore» il nostro esecutivo, che «spende tante belle parole di stima per il governo indiano che, in barba al diritto internazionale detiene illegalmente da due anni e mezzo due servitori dello Stato». Caustico anche il leader del Carroccio, Matteo Salvini: «Il problema non è se uno dei due marò dovrà tornare in India fra 4 mesi, il problema è che dovrebbero già essere tutti e due in Italia da più di due anni. Altro che “ringraziare” il governo indiano».

Insomma, pochi trionfalismi: riportiamo a casa un marò, e solo perché è malato. Più che il governo, sembra aver vinto l'ischemia, unico motivo «umanitario» per il quale i giudici indiani hanno concesso il rimpatrio. Un'osservazione fatta propria dal senatore Fi Luigi D'Ambrosio Lettieri. Il capogruppo azzurro in commissione Sanità a palazzo Madama definisce «inaccettabile» che «a dettare l'agenda del ritorno in patria di Massimiliano e Salvatore debbano essere le loro condizioni di salute», e invita Renzi a «esigere» non solo il «rispetto dei diritti umani, ma anche dei trattati internazionali». Anche sulla durata della «convalescenza» prestabilita dai giudici indiani in quattro mesi c'è chi ha da ridire, come la responsabile sanità di Fi, Melania Rizzoli: «Saranno i nostri specialisti medici, e non i giudici, a definirne tempi e modalità». Ma dopo il dietrofront del governo Monti, che a marzo 2013 rimandò a Delhi i due soldati, stavolta i margini sono più labili: il governo s'è già impegnato ufficialmente a rispedire Latorre a Delhi alla «scadenza» del permesso. E soprattutto l'altro marò, Salvatore Girone, è lì, da solo.

Questa volta nelle parole di Giulia non c'è rabbia, non c'è rimprovero. Questa volta Giulia Latorre, la figlia adolescente del fuciliere di Marina che, a seguito dell'ischemia che lo aveva colpito, sta per fare ritorno in Italia, esprime con poche parole solo e semplicemente la sua gioia. «Che bella notizia!», ha scritto ieri la ragazza sul suo profilo Facebook, la frase accompagnata da due punti e una parentesi, l'emoticon che disegna un sorriso. Nelle settimane scorse Giulia aveva più volte espresso invece il suo disappunto verso l'inerzia di un Paese incapace di gestire in modo efficace le tensioni con l'India e di riportare a casa suo padre (con lei nella foto accanto) e l'altro marò Salvatore Girone.

E anche su Twitter negli ultimi giorni Giulia aveva cinguettato messaggi di affetto nei confronti del padre, il suo «Forza papà» accompagnato da cuoricini è stato retwittato 225 volte, qualcuno ha lanciato anche gli hashtag #iostoconGiuliaLatorre, oltre che #maroinitaliasubito.

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