L'Austria chiude i confini solo per chi viene dall'Italia

Vienna ripristina i controlli per impedire l'ingresso ma non l'uscita dei profughi. Trascinando il Nordest nel caos

Lodovica Bulian«Il ripristino dei controlli a Tarvisio? L'Austria lo farà soltanto in una direzione... E allora qui sarà il caos». La voce fuori campo di un agente della polizia di frontiera che vigila su questo sconosciuto lembo montano divenuto tristemente celebre in queste ore per l'annunciata sospensione di Schengen da parte dell'Austria, racconta un'altra paura. Non solo quella che il Nord Est finisca per fare da imbuto per chi sbarca in Sicilia e tenta di risalire verso il Nord Europa. O che lo stop alla libera circolazione trascini con sé in code chilometriche anche il traffico di merci e l'indotto dell'economia transfrontaliera. Ma anche che si trasformi nella foce incontrollata del fiume dei respinti, i richiedenti asilo che si vedono sbarrare l'accesso da Germania e Austria, e che ridiscendono verso i confini italiani.Un fenomeno già noto al Friuli Venezia Giulia, anzi, ormai un marchio di questo valico attraversato in treno, sulla linea che va da Villacco a Tarvisio, da piccoli gruppi di afghani, pakistani, ma anche nigeriani, algerini e tunisini. «Da gennaio ne sono arrivati 823» spiega il segretario regionale del sindacato autonomo di polizia, Olivo Comelli, ma il bilancio non conta chi è riuscito ad aggirare la vigilanza delle pattuglie miste italo-austriache che sulla ferrovia internazionale operano tre volte alla settimana per contrastare l'immigrazione illegale. «Il problema - precisa - è che questo è un passaggio utilizzato dai migranti per entrare in Italia e non viceversa, diversamente dal Brennero. Se l'Austria dovesse ripristinare le frontiere, lo farà solo per gli ingressi verso Vienna, che sono quasi nulli, mentre noi ci ritroviamo ogni giorno a rintracciare dai trenta ai quaranta profughi in arrivo. Riusciamo a respingere chi risulta positivo all'Eurodac (la banca dati che registra i passaggi dei richiedenti asilo negli altri Paesi Ue, ndr), ma si tratta della minoranza». A gennaio attraverso il varco ne sono transitati 481: «Ne abbiamo respinti in Austria 233, solo a febbraio ne sono arrivati 342, e abbiamo potuto effettuare appena 48 respingimenti. Questa è Tarvisio». Il sindaco, Renato Carlantoni, allarga le braccia. Teme per la «mutazione» della vocazione turistica della località esposta ai flussi e agli effetti delle politiche a muri alterni degli Stati Ue. Preoccupazione che serpeggia ormai anche tra gli albergatori, mentre l'amministrazione è schiacciata sotto il fardello contabile di un milione di euro di spese sostenute nel 2015 per l'accoglienza di un migliaio di minori non accompagnati. «Soldi che rimborsati dalla Regione, che però è in ritardo e noi siamo fuori bilancio di 800 milioni. Per un comune da 5mila abitanti è una cifra insostenibile». Se le casse languono, la vera sfida per la minuta economia di montagna si gioca in una busta arrivata sulla scrivania del primo cittadino con la firma di un imprenditore russo. Interessato a rilevare l'ex caserma nel centro del paese, proprio ai piedi delle piste da sci, per farne un resort di lusso da cento di posti di lavoro. Un investimento «da 50 milioni, ma manca ancora l'ok alla sdemanializzazione - dice il sindaco -. Non voglio pensare che si perda una tale opportunità per farne un hotspot». Un'ipotesi per ora scacciata con forza dalla Regione.

Intanto per scongiurare l'effetto tappo dei Balcani e finire in «un vicolo cieco in cui i migranti potrebbero trattenersi per lunghi periodi», la Slovenia fa sapere che non esiterà a impiegare l'esercito, con competenze uguali a quelle delle forze dell'ordine di polizia regolari.

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