«La delega è generica e confusa. La minoranza del Pd promette battaglie, nessuno vuole la fiducia, a parte Renzi che gli serve per fare bella figura a Milano al prossimo meeting europeo. Con queste premesse non si va da nessuna parte». È passata meno di un'ora da quando il Consiglio dei ministri ha autorizzato il governo a porre la fiducia sul Jobs Act e già Renato Brunetta mette le mani avanti. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, infatti, non ci gira troppo intorno e fa capire che gli azzurri sono pronti ad alzare le barricate. D'altra parte, negli ultimi giorni in privato Silvio Berlusconi è stato piuttosto tranchant sulla piega che ha preso il dibattito sull'articolo 18 e più in generale la riforma del lavoro. Non faremo sconti, è il senso dei ragionamenti del leader di Forza Italia che non nasconde le sue perplessità su un provvedimento che sembra essere svuotato che al momento è ancora troppo generico per essere valutato fino in fondo.
La linea, dunque, è quella dell'opposizione netta. Anche perché, spiega Mara Carfagna, «una riforma del lavoro che non permetta alle aziende di licenziare i lavoratori con cattive performance prevedendo al contempo premi e bonus per quelli più capaci rischia solo di aumentare il precariato senza incentivare la produttività». «Capiamo che Renzi voglia arrivare al vertice del lavoro di mercoledì con il coniglio nel cilindro, ma affonda la portavoce di Forza Italia alla Camera - presentarsi all'Europa con una versione light di riforma del lavoro non rafforzerà la nostra posizione, ma la indebolirà». Ancora più netto il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che punta il dito contro un Renzi che «concepisce la politica come un'immensa recita da mandare in onda sui palcoscenici più visibili».
E ancora: «Il vertice europeo è di fatto privo di contenuti e lo si vorrebbe riempire a colpi di voti di fiducia in materia di lavoro per dare la sensazione ai leader europei che in Italia qualcosa si sta muovendo». Secondo l'azzurro Osvaldo Napoli, invece, Renzi «ha deciso di sfidare il suo partito o di fingere di sfidarlo» altrimenti non si spiega perché abbia posto la fiducia «su una delega tanto ampia quanto vaga». Insomma, se il premier «vuole regolare i conti con i suoi avversari interni è padrone di farlo, ma Forza Italia non può entrare in alcun modo in uno scontro tutto interno alla sinistra e giocato sulla pelle degli italiani».
E proprio di Jobs Act si parlerà stasera a Ballarò , dove sarà presente anche Raffaele Fitto, a conferma che l'offensiva mediatica dell'eurodeputato azzurro è destinata ad andare avanti. Insomma, non solo Fitto non raccoglie l'invito fattogli direttamente da Berlusconi durante l'Ufficio di presidenza di Forza Italia di non continuare con il «controcanto» in pubblico su agenzie di stampa, giornali e tv, ma va ben oltre visto che nei prossimi giorni dovrebbe nuovamente riunire i parlamentari a lui più vicini in un albergo romano (l'ultima volta era l'Hotel Santa Chiara, a due passi dal Pantheon). Anche questo, evidentemente, non certo un segnale di pace nei confronti di Berlusconi.
Il leader di Forza Italia ovviamente non gradisce affatto. Anche se con i suoi predica cautela perché, è il ragionamento dell'ex premier, ormai il suo obiettivo è quello di passare per martire. Non è un caso che ieri proprio Toti ribadisse come Fitto abbia «tutto il diritto di dire quello che pensa». E ancora: «La sua è una posizione legittima, è un contributo, Berlusconi non lo caccerà dal partito».
Anche se «non c'è alcun dubbio che la linea politica di Forza Italia sia quella tracciata da Silvio Berlusconi». Detto questo, auspica Ignazio Abrignani, «per il bene del partito e per evitare di offrire pretesti a chi vuole il male e non il bene di Forza Italia spero che Fitto per un po' osservi il silenzio stampa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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