
Roma - Sono tante le aziende italiane in crisi e sempre di più i lavoratori che devono fare i conti con la paura di perdere il posto o di non prendere lo stipendio a fine mese.
In questi giorni sta accadendo ai dipendenti di Condotte, l'ex colosso delle costruzioni in fase pre-fallimentare che dal 17 luglio aspetta la nomina di un commissario da parte del ministro Luigi Di Maio. I lavoratori sono in sciopero dopo che UniCredit ha bloccato i bonifici disposti dalla società per gli stipendi, non pagati da cinque mesi.
Fronte sempre caldissimo quello dell'Ilva. Mentre è ancora in stallo la trattativa tra il ministero dello Sviluppo economico e il gruppo anglo-indiano Arcelor Mittal che vuole acquisire l'azienda siderurgica, i commissari hanno lanciato l'allarme sulla mancanza di liquidità, dal prossimo settembre, quando scadrà la proroga dell'amministrazione straordinaria, per mandare avanti le acciaierie. Pioggia di esuberi anche alla Fiat: i lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano e Melfi hanno protestato per lo stipendio stellare di Ronaldo mentre nello stabilimento di Melfi, dove è appena cessata la produzione della Punto, 1640 dei 5400 dipendenti si sono visti ridurre le ore di lavoro a causa del contratto di solidarietà.
Preoccupati per il loro destino anche 1.700 lavoratori dell'Atac, la municipalizzata dei trasporti della capitale, recentemente ammessa dal Tribunale al concordato preventivo, che potrebbe portare entro il 2019 ad una riduzione del personale. Fiato sospeso per i lavorati del gruppo Valtur, in liquidazione, dopo che è stata annunciata la cessazione delle attività in undici villaggi.
Ma c'è aria di crisi pure in tante aziende più piccole, di cui si parla meno ma che impattano ugualmente sul territorio, dalla chiusura di una serie di negozi a marchio Trony a quelli Auchan, dai licenziamenti di Mediamarket e Conbipel ai contratti di solidarietà di Conforama. Il governo se ne dovrà occupare.