Coronavirus

L'effetto del caos tamponi. Un esercito di positivi ora rinuncia a fare il test

Attese di ore e disagi: così in molti scelgono di non sottoporsi all'esame. I medici di famiglia: "Regole troppo complesse e ritardi, non stupiamoci se le persone sfuggono ai controlli"

L'effetto del caos tamponi. Un esercito di positivi ora rinuncia a fare il test

Il fenomeno strisciante di disaffezione alle regole anticovid è percepito solo da medici di famiglia che sono alle prese con scartoffie e lungaggini burocratiche. «Ho pazienti positivi dal 24 dicembre che ancora aspettano un cenno dell'Ats per il tampone di controllo spiega Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg . Non dobbiamo meravigliarci che la gente sia spazientita».

In effetti per molti italiani la pazienza è finita. Sta prendendo piede il metodo fai da te, sotterraneo ai radar dei controlli. Chi si contagia, non lo dice a nessuno e si cura a casa. Del resto, chi è paucisintomatico ma con due o tre dosi di vaccino in corpo, sa che i sintomi sono lievi: mal di gola, febbriciattola per un paio di giorni, spossatezza. E il Covid viene trattato come un forte raffreddore che prima o poi passerà. Il tampone viene comprato al supermercato o su Internet e viene usato con parsimonia tra le pareti domestiche, per verificare se dopo una settimana o dieci giorni lo stick indica un risultato negativo. I casi di automedicazione si stanno moltiplicando a vista d'occhio. Basta fare un giro di telefonate per capire che le cene di Natale e Capodanno hanno provocato un'epidemia di nuovi contagi ma non registrati nelle piattaforme regionali. Intere famiglie allargate sono state schiaffeggiate dal Covid dopo tre ore di mangiate e ora i componenti delle tavolate stanno rintanati in casa in attesa che la buriana passi. Del resto, con pochi sintomi perché mettersi in ballo? Le code di gente negli hub dedicati ai tamponi sono l'esempio di ciò che molti vogliono evitare. Già, perché fosse solo l'attesa di ore. Poi c'è l'attesa per la segnalazione, per la quarantena, per il blocco del green pass, per il tampone di negativizzazione che chissà quando si potrà fare, e ancora per lo sblocco del green pass, che chissà quando arriverà. Se arriverà.

Dai medici di base non si può sperare di ottenere risposte precise alle mille domande che affollano la mente. Loro sono già in grandissima difficoltà. «La situazione è fuori controllo», dice sconsolato Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana Medicina Generale. «In una giornata ho fatto 31 tamponi di cui 28 positivi e ho ricevuto 150 telefonate di richieste di chiarimenti. Ora siamo sommersi da problemi non sono solo legati ai contagi ma agli aspetti burocratici che ricadono interamente sulle nostre spalle». Neppure da Roma arriva un segnale di aiuto. «Non riusciamo ad interpretare le norme spiega Cricelli -. L'ultimo Dpcm del 30 dicembre differisce su diversi punti dalla Circolare 0060136 del Ministero della Salute. Entrambe tra l'altro non affrontano alcuni aspetti importanti che invece ci troviamo a dover discutere con i propri pazienti. Abbiamo spedito una richiesta di chiarimenti ma le risposte non sono ancora arrivate».

La medicina territoriale è investita di responsabilità che non è in grado di governare per il caos di leggi, regolamenti e circolari che si susseguono a stretto giro di posta. «Siamo sottoposti ad una pressione terribile - aggiunge Guido Marinoni, presidente Fnomceo di Bergamo -. Non abbiamo neppure la consolazione dell'elogio. Gli infermieri e i medici ospedalieri sono diventati degli eroi, noi abbiamo l'etichetta dei lazzaroni, siamo brutti e cattivi». L'amarezza si somma alle difficoltà della quotidianità di chi è contagiato. Spiega Silvestro Scotti: «Ho pazienti positivi dal 24 dicembre che stanno aspettando l'appuntamento dell'Ats. E quelli già fissati slittano di settimane. I dipartimenti di prevenzione sono stati chiusi durante le vacanze e le piattaforme bloccate. E noi dobbiamo gestire centinaia di proteste e di domande ogni giorno, ma siamo medici e non burocrati.

Gli unici a essere soddisfatti di questa situazione sono i No vax, per loro il contagio è una benedizione, così si mettono in regola senza farsi l'iniezione».

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