L'effetto dell'accoglienza incontrollata

Fino agli anni Quaranta probabilmente il Paese più omogeneo etnicamente di tutto l'Occidente, il Regno Unito è diventato in poco tempo ostaggio della rabbia causata da decenni di immigrazione incontrollata

L'effetto dell'accoglienza incontrollata
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Il 20 aprile del 1968 Enoch Powell tenne un discorso a Birmingham, poi ribattezzato «dei fiumi di sangue», in cui denunciò l'immigrazione selvaggia di quegli anni. Powell criticò il mito dell'integrazione, una bella idea ma irrealistica e pericolosa, che avrebbe portato a una guerra civile violenta. Lo disse perché era stato negli States nel 67, durante gli scontri tra afroamericani e polizia. E perché amava l'India, dove visse assistendo agli scontri tra gruppi etnici. Powell verrà licenziato il 21 aprile da segretario ombra della Difesa. Sapeva benissimo a cosa sarebbe andato incontro e a un amico giornalista giorni prima confidò: «Farò un discorso nel weekend e salirà frizzando' come un razzo; ma mentre tutti i razzi cadono a terra, questo resterà in alto». Ora il razzo è ancora in orbita e ci aiuta a capire cosa sta succedendo oltre la Manica. Fino agli anni Quaranta probabilmente il Paese più omogeneo etnicamente di tutto l'Occidente, il Regno Unito è diventato in poco tempo ostaggio della rabbia causata da decenni di immigrazione incontrollata. Si può credere che le cento rivolte inglesi di questi giorni siano tutte condotte da pericolosi nazisti disinformati, oppure che la società sia scoppiata per colpa di quell'idea pericolosa criticata già cinquant'anni fa.

La maggioranza degli inglesi (52%) non si sente al sicuro e la colpa non è dei russi o di Elon Musk, ma di un Paese che si è imposto un cambiamento innaturale in appena settant'anni, generando «camere di resistenza» straniere all'interno di una comunità culturalmente pacificata. Questo è il drammatico contrappasso di una società il cui peccato non è mai stato il razzismo, ma la miopia.

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