Il feeling ritrovato con gli Stati Uniti. La creazione di un asse di ferro con l'amministrazione Trump, suggellato da incontri ad altissimo livello con il segretario di Stato Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence, il massimo possibile non potendo per ragioni di protocollo vedere direttamente «The Donald». Una accoglienza superiore rispetto a quella riservata mesi fa a Luigi Di Maio.
Matteo Salvini ritorna da Washington con una patente di affidabilità internazionale consegnatagli dal numero uno della Casa Bianca e dal Paese che più di altri avrebbe potuto nutrire perplessità e sospetti per via del rapporto preferenziale della Lega con la Russia di Vladimir Putin. Ma cosa cambierà adesso per il governo gialloverde, un esecutivo già ribattezzato da qualcuno come il Salvini-Trump e non più come il Salvini-Di Maio? Di certo l'amministrazione statunitense ha individuato nel numero uno della Lega l'interlocutore privilegiato del governo italiano, il referente da contrapporre alle ambiguità dei Cinquestelle, con i quali le diversità di opinione sono evidenti ad esempio sulle spese militari, sugli F35 sul rapporto con la Cina e le tecnologie 5G.
Per Salvini l'asse forte con Washington può diventare un ulteriore passaggio verso la conquista di Palazzo Chigi. Inutile dire poi che nel momento in cui Salvini si prepara a portare l'offensiva sulla flat tax, la vicinanza con Trump può essere d'aiuto. Senza dimenticare la rigidità contro l'immigrazione, la difesa degli interessi nazionali. E la possibilità di controbilanciare a Occidente l'ostilità sui conti pubblici dell'Unione Europea potendo contare su una copertura atlantica rispetto alla possibile tempesta sui mercati finanziari.
«L'Italia vuole tornare a essere il primo partner della più grande potenza occidentale. Con Trump siamo d'accordo sul 99% della visione del mondo» è il messaggio rilanciato da Salvini. Una dichiarazione di intenti pronunciata nel momento in cui - parallelamente - Giuseppe Conte presiedeva la cena di gala per la presentazione del rapporto Italia-Cina alla presenza del nuovo ambasciatore cinese in Italia. Un gioco di specchi e posizionamenti destinato a diventare sempre più esplicito visto che il presidente del Consiglio appare sempre più attivo sul territorio e deciso a giocarsi la «fase due» del governo in un ruolo sempre più politico.
Il grande braccio di ferro, comunque, è soltanto all'inizio. Nel giorno in cui il presidente Sergio Mattarella ricorda che «assicurare la solidità dei conti è essenziale per la tutela del risparmio e l'accesso al credito, per sostenere l'economia reale e lo sviluppo», Salvini, all'assemblea di Confartigianato rilancia: «I conti sono in disordine perché abbiamo applicato per troppi anni le regole della precarietà e dell'austerità e dei tagli imposti dall'Europa. Il debito è cresciuto di 650 miliardi in 10 anni - aggiunge - per far diminuire il debito occorre che gli italiani lavorino, e gli italiani lavorano di più e meglio se le imprese pagano meno tasse».
Un nuovo affondo che fa il paio con un altro match che sta per iniziare: quello sull'autonomia, cavallo di battaglia identitario per eccellenza della Lega, con Erika Stefani, ministro delle Autonomie, che domani incontrerà Giuseppe Conte. Portando con sé un messaggio non proprio soft firmato da Matteo Salvini: «Prima dell'estate deve passare in Consiglio dei ministri».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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