L'effetto domino che può spingere un Papa di "periferia"

Il caso Becciu e l'idea che possa essere eletto un candidato lontano da curia e Vaticano

L'effetto domino che può spingere un Papa di "periferia"
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Non ci sarà. Alla fine il cardinale Angelo Becciu ha fatto il passo indietro e ora ci si interroga sui contraccolpi che questa esclusione porterà dentro il conclave.

Una lettura possibile è che molti porporati stranieri possano apprezzare la scelta di tagliare il nodo e di fare pulizia, costi quel che costi, anche e soprattutto in un momento così drammatico per la Chiesa. Oltretutto, con gli occhi del mondo puntati addosso. Ma c'è un altro scenario che capovolge questa interpretazione: la decisione è arrivata troppo tardi, il Papa ha vistato la lettera con la famosa F da un letto del Gemelli. E tutto questo getta un'ombra sulla stagione che si è appena conclusa e sull'azione del principale protagonista che più si è esposto, in queste ore, per chiudere la storia: il cardinale Pietro Parolin.

C'è chi sostiene che nella Sistina Parolin pagherà e perderà i voti degli amici di Becciu. Può essere, ma a quanto si sa, si tratta di una manciata di consensi, difficile immaginare che possano essere decisivi. Molti dei cardinali in sintonia con il porporato sardo hanno passato la soglia degli ottant'anni, possono influenzare chi entra nel consesso ma non votano.

No, la questione è più sottile e riguarda appunto un clima più generale che va oltre la pur dolorosa e imbarazzante vicenda che, fra l'altro, a settembre tornerà d'attualità perché a inizio autunno è in calendario il processo d'appello e nessuno sa come finirà. E che, come spesso capita, si porta dietro una coda di veleni.

No, il tema è quello di una Chiesa in uscita, protesa verso le strade e le periferie del mondo, ma proprio per questo in difficoltà perché è in corso una transizione ancora incompiuta. Strappi e scelte di rottura devono trovare una ricomposizione: Bergoglio è andato in Corsica, ma non a Parigi, ha nominato cardinale il vescovo di Como, ma non quello di Milano, ha perdonato Becciu ma l'ha escluso dal conclave. Ci vuole un punto di equilibrio fra carisma e istituzione, fra rinnovamento e salvaguardia della tradizione e insomma Parolin potrebbe scontare la vicinanza a Francesco, in un momento di passaggio come il conclave.

Intendiamoci, il Segretario di Stato resta un candidato forte, forse il più accreditato sulla scena, almeno in questa fase di incontri e riflessioni preliminari. E gli si attribuisce un pacchetto importante di 40 voti in partenza.

Ma c'è chi potrebbe utilizzare il caso Becciu per puntare il dito contro chi ha gestito la Chiesa in questi anni. I vecchi schemi, quelli che dividono il sacro collegio fra progressisti e conservatori, appaiono logori e datati. Ma c'è chi proverà a non far cadere nel dimenticatoio il disagio provato davanti a decisioni non sempre perfettamente comprensibili. Dunque, nel segreto del voto - con quattro chiamate ogni giorno - qualcuno si orienterà su un candidato davvero di periferia, lontano dalla curia e dal Vaticano. L'arcivescovo di Marsiglia Jean Marc Aveline, presidente della conferenza episcopale francese, il cardinale svedese Anders Arborelius, il congolese Fridolin Ambongo che però sarebbe il primo Papa africano, forse troppo in questo momento. Forse un'alternativa potrebbe essere l'arcivescovo di Toronto Francis Leo che è assai accreditato ma ha l'handicap di essere troppo giovane: il 30 giugno compirà 54 anni.

Oppure l'emergente Pierbattista Pizzaballa, che gode di grande stima. Come sempre conteranno le dinamiche dentro la Sistina: lo stallo può portare a improvvise virate verso outsider che un minuto prima parevano fuori dai giochi. Il 7 si comincia, dicono che durerà poco. Vedremo.

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