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L'effetto gialloverde contagia i Comuni: parte la corsa alle tasse

La manovra consente rincari di addizionali e Imu. I primi? Busto (Lega) e Carrara (M5s)

L'effetto gialloverde contagia i Comuni: parte la corsa alle tasse

Sta per cedere anche una roccaforte leghista come Busto Arsizio: la giunta intende alzare l'addizionale comunale dallo 0,4 allo 0,8 per mille. Il sindaco si è scontrato con l'opposizione sostenendo che in passato avessero proposto loro l'aumento del prelievo, ma una cosa è certa: a rendere possibile il rialzo delle aliquote è stata la prima legge di bilancio del governo gialloverde.

Non era sfuggito il fatto che con la manovra approvata in extremis si fosse deciso di togliere il blocco agli aumenti di Imu, Tasi e addizionali Irpef che resisteva dal 2016. Uno studio di Moody's ha valutato in due miliardi il possibile aumento del gettito delle imposte locali a seguito del «liberi tutti» voluto dal governo. L'agenzia stimava che «circa l'80% degli enti locali in Italia potrebbe cogliere l'opportunità di aumentare le tasse nel corso del 2019», considerando che, ad esempio, in oltre metà dei Comuni italiani l'addizionale Irpef non è mai stata applicata. I rincari potrebbero riguardare oltre 6.500 Comuni.

L'anno è appena iniziato e i Comuni hanno davanti mesi di tempo prima di dover chiudere i bilanci di previsione e quindi stabilire le aliquote. Eppure la corsa agli aumenti è già iniziata. Al Nord, mentre Busto Arsizio non ha ancora ufficializzato l'aumento, ci sono alcuni Comuni più piccoli che si sono già mossi. Cislago, provincia di Varese, ha deliberato un aumento dell'Imu e aggiunto uno 0,1 per cento in più alle aliquote dell'addizionale per redditi superiori ai 15mila euro. Decisione analoga, sulla sola addizionale Irpef, per Brivo, provincia di Lecco. E decisamente più a Sud, sul litorale laziale, c'è l'esempio di Formia, dove l'aumento deciso dal Comune sull'addizionale è di due decimali di punto. Del resto se c'è almeno un sindaco leghista, quello di Busto Arsizio ad aver approfittato dell'opportunità concessa dal governo per fare cassa a spese dei cittadini, va detto che ce n'è anche almeno uno a Cinque stelle. A Carrara, in Toscana, dal 2017 al comando c'è una giunta guidata dal grillino Francesco De Pasquale. Anche qui, il 2019 sarà l'anno dell'aumento dell'addizionale Irpef comunale, in media di due decimali di punto.

A discolpa dei Comuni, va detto che in tanti hanno bilanci in sofferenza e non sempre per colpa propria: il taglio delle loro entrate è una costante che va avanti da anni. A ogni manovra di bilancio è arrivata la mannaia. E, anche su questo, il governo del cambiamento ha scelto la continuità. Il Comune di Brivio ad esempio, ha giustificato l'aumento spiegando che ogni anno dal 2012 al 2018 nelle casse sono entrati 365mila euro in meno di trasferimenti statali. Una mazzata per un paese di sole 4.600 persone. Stessa musica per Formia, dove la giunta ha parlato di necessità del rincaro per garantire «il perseguimento degli equilibri di bilancio e di finanza pubblica, oltre che per garantire adeguati livelli di servizi alla collettività».

La manovra gialloverde, pur di finanziare le note misure bandiera quota 100 e reddito di cittadinanza, non ha risparmiato gli enti locali. La Pace fiscale, con la cancellazione delle vecchie multe non riscosse, potrebbe pesare. Ma il taglio principale è il mancato ripristino del fondo di solidarietà da 516 milioni di euro.

«La manovra non è tutta negativa per i Comuni -spiega Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile Finanza locale dell'Anci- ma lo sblocco della leva fiscale contiene un elemento politicamente paradossale: si applica dove non ci sono già le aliquote massime, cioè soprattutto Comuni di centrodestra situati nel centro-nord».

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