La Lega archivia il caso Rixi e mette nell'angolo i grillini

Salvini inaugura la fase due del governo (chiesta da Di Maio): il viceministro resta anche se è condannato

La Lega archivia il caso Rixi e mette nell'angolo i grillini

Rixi? Non si tocca, in nessun caso. Forte del trionfo alle urne, Salvini inaugura il nuovo corso al governo, ora «pesato» con il metro dei risultati delle europee, e parte all'offensiva nei confronti degli alleati. Togliendosi dalle scarpe un sassolino rimasto lì dal caso Siri e guardando anche verso il Campidoglio, con una stilettata diretta alla Raggi.

Il colpo più duro è la soluzione alla leghista per il caso di Edoardo Rixi, il viceministro alle Infrastrutture del Carroccio, a processo per l'inchiesta «spese pazze» in Liguria. Dopo il caso Siri, Salvini insomma cambia rotta. E indica la nuova via per interposta persona. È il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, che lasciando palazzo Chigi proprio insieme a Rixi, a chi gli chiede che succederà dopo la sentenza, attesa per domani, risponde secco: «Intanto ci auguriamo qualcosa di positivo, dovesse arrivare qualcosa di diverso abbiamo già detto che Rixi sta al suo posto. La Lega ha deciso».

Un missile ad alzo zero, una provocazione che brucia. E i Cinque stelle non stanno a guardare. Il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni, sobbalza e, pur dicendosi garantista, replica: «C'è un contratto di governo da rispettare dove c'è scritto chiaramente cosa si deve fare. Se non lo vogliono rispettare e farlo saltare lo dicano chiaramente e se ne assumano la piena responsabilità». Alle sue parole risponde lo stesso Salvini. Che veste i panni da pompiere, ma resta anche incendiario, spiegando di «non commentare i se», ma aggiungendo che «tra le ipotesi c'è anche quella che il governo non vada avanti, che io non considero, e spero anche Buffagni». «Io - prosegue il leader del Carroccio - capisco il travaglio e le riflessioni in casa altrui, ma parlo solo di cose reali».

E la stoccata non è la prima. Perché lunedì, all'indomani del voto, commentando i risultati delle urne Salvini aveva lanciato una bomba a mano contro il Campidoglio. «Sono orgoglioso del voto di Roma», la sua analisi: «Sembra che dica che i romani dal sindaco si aspettano molto, ma molto, di più». Per esempio, un primo cittadino targato Carroccio. E allora tra «marcia su Roma» e caso Rixi, Salvini sembra aver cambiato abito, meno pontiere e più decisionista, pronto a spingere all'angolo gli alleati, forti nei numeri in parlamento, sì, ma fiaccati da un consenso che fa acqua da tutte le parti.

Lo sa pure Alessandro Di Battista, che dall'esterno prova a ricordare a Salvini che «una cosa sono no le elezioni europee, una cosa i voti in Parlamento». Ma il Movimento è sull'orlo di una crisi di nervi, governa ma precipita alle urne, e quei numeri in Aula, pure loro, non sono una garanzia per il futuro. Quel futuro al quale Salvini guarda con ottimismo ben diverso, tanto da potersi permettere di buttare a mare le mediazioni, sia con le provocazioni come quelle su Rixi e sulla capitale, sia spingendo forte sull'acceleratore delle riforme economiche, facendo spallucce se pure il premier, quello vero, Conte, dice che di flat tax ancora non si è «cominciato a discuterne». Non nel governo. Ma ne parla lui.

La Lega ha sbancato alle urne e non gioca a nascondino, la fase due, paradossalmente pretesa da Luigi Di Maio prima del voto, è cominciata e passa anche per atti di forza e prepotenze, come l'annuncio preventivo della blindatura di Rixi o le mire leghiste sul Campidoglio, bersaglio non da oggi di strali e critiche del segretario leghista. Forte più che mai. E molto meno incline ai compromessi.

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