Per la pace fiscale è guerra tra Lega e M5s. Il premier Giuseppe Conte assicura: «Troveremo la sintesi» ma la distanza tra le posizioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio è siderale. Un pre vertice informale si è svolto ieri sera per iniziare a sciogliere i nodi ma le riunioni continueranno a ritmo serrato fino ad un minuto prima del consiglio dei ministri fissato per le 18. A quel punto si dovrà arrivare a una soluzione su decreto fiscale e documento programmatico di bilancio, la cornice della manovra. Viste le divergenze interne alla maggioranza esiste il rischio concreto che il slitti il via libera al dl fiscale. Ma il Dpb, che contiene la quantificazione delle misure, deve essere inviato a Bruxelles entro domani. La manovra deve arrivare alle Camere entro il 20 e non è escluso che un secondo Cdm si possa tenere prima di quella data, forse giovedì.
Due i nodi da sciogliere sulla pace fiscale. Due scogli non da poco visto che le divergenze riguardano la sostanza del provvedimento. Il primo nodo è su quale aliquota applicare.
Due giorni fa il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri della Lega, aveva parlato di tre scaglioni di pagamento al 6, al 10 e al 25 per cento, che era poi l'idea originaria: un'aliquota variabile spiegava Siri «a seconda della posizione patrimoniale e reddituale del contribuente che ne fa richiesta». Ipotesi subito rivista dallo stesso Siri a favore di un'aliquota unica. Un compromesso, spiegava Siri, ovvero un'aliquota unica al 25 per cento sull'imposta dovuta, senza pagare sanzioni e interessi. Non un condono, dicono dalla Lega perché sarebbe «rivolta ai contribuenti in regola con la dichiarazione dei redditi che versano in difficoltà economica». Un tentativo di mettere a tacere le proteste dei pentastellati che vedono questo provvedimento come «un favore agli evasori fiscali» mentre il Carroccio parla di «una mano tesa a chi in questo momento non ce la fa a pagare». L'altro nodo è quello relativo alla soglia di debito entro la quale il contribuente che ha un contenzioso con il fisco può accedere alla sanatoria. La Lega partiva addirittura da un milione di euro, cifra inaccettabile per i 5s. Il tira e molla al ribasso ed al rialzo potrebbe trovare il suo punto di caduta a 200.000 euro. Anche se sembra che Salvini sia intenzionato a non recedere da un tetto più alto, ovvero 500.000 euro, che però M5s promette di non accettare.
L'obiettivo finale della Lega sarebbe quello di far pagare il 15 per cento di quanto dovuto al Fisco per tutti e chiudere la partita che però per M5s a questo punto sarebbe soltanto a favore dei «ricchi» o meglio degli ultracapitalisti come li definisce il filosofo grillino Diego Fusaro. Altro punto di contrasto lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro oltre il 2010. Dentro non soltanto i contenziosi fiscali ma pure le multe. Gli addetti ai lavori fanno notare che si creerebbe un buco nelle entrate, un minor gettito di circa mezzo milione di euro nei successivi 5 anni.
Contraria anche Forza Italia. Sestino Giacomoni, membro del comitato di presidenza Fi attacca i grillo-leghisti che, dice «finiranno per far pagare il conto agli italiani onesti, che lavorano, producono ricchezza e pagano le tasse».
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