Mentre si spaccano sui migranti, Lega e M5S trovano l'accordo sul quorum per il referendum propositivo proposto dal ministro grillino Riccardo Fraccaro e che introduce la possibilità per i cittadini di proporre una legge al Parlamento
I Cinque Stelle non prevedevano un minimo di votanti per rendere valida la consultazione, ma l'ipotesi non piaceva alla Lega. Con l'intesa raggiunta oggo si apre quindi anche alle modifiche proposte dalle opposizioni. Come quella targata Pd che prevede un quorum del 25% dei sì purchè siano superiori a un quarto degli aventi diritto al voto. In sostanza, un referendum propositivo dovrà incassare almeno circa 12 milioni e mezzo di sì per essere valido.
Tra gli emendamenti, c'è anche quello che mira a modificare anche il quorum del referendum abrogativo, finora fissato al 50% più uno degli aventi diritto. Anche in questo caso, la consultazione popolare per andare a buon fine deve ottenere "la maggioranza dei voti validamente espressi purchè siano superiori a un quarto degli aventi diritto al voto". Se la modifica del quorum fosse già stata valida, ad esempio, il referendum sulle trivelle del 2016 sarebbe passato, dal moento che 13.334.764 di elettori votarono a favore ma alle urne si recò solo il 31,19% degli elettori.
Tra le modifiche sulle quali la relatrice pentastellata, Fabiana Dadone, ha dato parere favorevole anche quelle targate Forza Italia, Pd e Leu sul giudizio di ammissibilità da parte della Consulta: scatta se la proposta di legge di iniziativa popolare da sottoporre a referendum ha ottenuto almeno 200 mila firme. Tuttavia, in questo caso, si tratta di una proposta di riformulazione, il cui primo tentativo da parte della relatrice non è andato a buon fine: secondo quanto viene riferito, infatti, l'azzurro Francesco Paolo Sisto non ha accettato il nuovo testo dell'emendamento e si dovrà procedere con un nuovo tentativo di mediazione. Le aperture dei 5 stelle alle forze di minoranza, però, finiscono qui.
Nessun'altra modifica verrà accolta, spiegano fonti pentastellate. In particolar modo, il testo del ddl, ora all'esame della commissione Affari costituzionali della Camera, e che approderà in Aula il prossimo mercoledì 16 gennaio, non subirà modifiche nella parte in cui prevede che il Parlamento deve "approvare" la legge di iniziativa popolare entro 18 mesi dalla sua presentazione, altrimenti 'scattà il referendum.
Norma fortemente contestata da Pd e Forza Italia, che mettono in guardia dal rischio che "venga meno l'autonomia del Parlamento". Per le opposizioni la frase le Camere "approvano" deve essere sostituito con "esaminano". Sul punto sia Pd che Forza Italia hanno già annunciato battaglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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