
"È il nostro Rubicone". Il no all'invio di soldati italiani in Ucraina è per il Carroccio il limite invalicabile. Oltre il quale, assicurano al Giornale fonti leghiste, "la tenuta dell'esecutivo sarebbe fortemente a rischio". Quarantotto ore dopo lo scontro tra Macron e Salvini (foto) sull'ipotesi di spedire contingente europeo, con la presenza di militari italiani al fronte ucraino, la Lega si compatta sulla linea del leader. E rilancia sul no all'invio di soldati. Anzi, il Carroccio è pronto a farne una battaglia di vita o di morte. A costo di mettere in discussione l'alleanza di governo. Ovviamente, si tratta di uno scenario estremo, quasi irrealistico. Anche perché la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni si detta contraria all'invio di truppe al fronte.
Però nel Carroccio non c'è alcuna intenzione di cedere. Di arretrare. Certo, i toni usati dal segretario federale Salvini forse sono stati eccessivi ma c'è totale compattezza sulla posizione. "La Lega è compatta al fianco di Salvini" assicura al Giornale il senatore Claudio Borghi. Lo stesso Borghi spiega: "Non esiste nessuna crisi con la Francia. La questione è semplice: nel mezzo di una trattativa di pace mettersi a parlare di truppe e missili è irresponsabile e controproducente. Basta smentire suggestioni napoleoniche di truppe Ue pronte alla guerra in Ucraina e il caso si chiude immediatamente. L'Italia in guerra non la vuole la Lega e spero non la voglia nessuno. Questi sono i momenti in cui si richiede a tutti e quindi anche agli amici francesi, saggezza, silenzio e responsabilità".
Nella dialettica interna una nota del Carroccio conferma che non c'è alcun arretramento sulla posizione: "Con assoluta fermezza, pacatezza, gentilezza e buonsenso ribadiamo: mai soldati italiani a combattere in Ucraina o in Russia. No a eserciti europei o debiti europei per comprare armi". Con la Francia l'incidente è chiuso. Ma sul no all'invio di soldati la partita politica resta aperta. Il Carroccio non vuole scoprirsi sul fronte pacifista e il no ai soldi diventa un fortino da difendere. Il ministro Salvini liquida con un secco "permaloso" l'irritazione dell'Eliseo dopo le parole contro Macron. Mentre il deputato Stefano Candini ribadisce: "La Lega conferma assoluta contrarierà a ogni tipo di proposta di invio di soldati italiani all'interno della guerra in corso tra Ucraina e Russia. E respinge al mittente le polemiche sia in sede italiana che in Europa di chi evidentemente ha altri obiettivi rispetto alla chiusura del conflitto".
Il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo risponde, invece, al ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha dichiarato, in merito allo scontro Salvini-Macron, che "la forza delle idee vince sempre sulla violenza delle parole": "La schiettezza che contraddistingue noi della Lega può sembrare a volte ruvida, ma spesso si è rivelata proprio la voce della ragione. Meglio essere chiari oggi che avere pantani militari domani e Salvini lo ha ribadito nettamente: l'Italia non deve farsi trascinare in ipotesi di invio di soldati in Ucraina".
Perfettamente in linea salviniana il numero due del partito Roberto Vannacci che sui social si affida all'ironia: "Invece di pensare alle sparate di Macron mi godo mia moglie". Sul fronte francese si sparano gli ultimi fuochi di polemiche. Le Monde riaccende la tensione definendo Salvini "un leader di estrema destra amico del Cremlino".