«Alle urne, alle urne». Matteo Salvini scalpita e invoca il voto nel tentativo di liberarsi da una situazione che ricorda lo stallo alla messicana: quando tutti si tengono sotto tiro e a nessuno conviene sparare per primo. Matteo ostenta fedeltà al centrodestra ma soffre, parecchio, il protagonismo innato di Silvio Berlusconi. E proprio sulla sua insofferenza cercano di fare leva i Cinquestelle per indurlo a mollare gli alleati, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Ma il leader del Carroccio ufficialmente non abbocca, anche perché pure i grillini al loro interno sono divisi e non tutti farebbero i salti di gioia per un eventuale patto con la Lega. E c'è chi rema apertamente contro come Alessandro Di Battista.
«L'unica strada è trovare un accordo tra tutto il centrodestra e M5s», insiste Salvini. Ma dato che gli azzurri da un lato e i Cinquestelle dall'altro appaiono irremovibili Matteo alza le mani e invoca le urne.
E come il suo predecessore Umberto Bossi che invocava la «gabina elettorale» Salvini si fa interprete del sentimento degli italiani che, dice, si sono «stufati» dei bisticci e minaccia un ritorno al voto. «Se Berlusconi e M5s continuano a dirsi malavitoso o antidemocratico, gli italiani si stufano, io mi stufo e si torna a votare», dice ai microfoni di Radio Anch'io. Durante la trasmissione radiofonica, guarda caso sono molti gli ascoltatori che, presentandosi come elettori grillini, chiedono a Salvini di mollare Berlusconi. «Avrei votato Lega - dicono - se non fosse stata alleata di Forza Italia». L'accusa insomma è quella di restare fedele a Berlusconi. Nella galassia grillina però c'è chi decisamente rema contro un eventuale accordo con la Lega. Non suonano amichevoli i commenti di Alessandro Di Battista che attacca a testa bassa in riferimento allo show di Berlusconi due giorni fa al Quirinale. «Salvini ieri sembrava Dudù - ironizza Di Battista - Lui muoveva la bocca, ma era un ventriloquo, a parlare era Berlusconi». Un atteggiamento sprezzante che prefigura quello che potrebbe essere l'atteggiamento dei Cinquestelle se Salvini decidesse di affiancarli, destinandosi così ad un ruolo gregario.
Salvini ribadisce fedeltà alla coalizione. «Abbiamo chiesto il voto come squadra di centrodestra e io non cambio squadra a metà campionato», dice, assicurando di non dare peso alle battute di Berlusconi.
Però i due veti contrapposti di M5s e Forza Italia restano. E il centrodestra da solo non ce la fa. Tanto che anche l'ipotesi di un incarico al numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti non ha ragion d'essere per Salvini. «Incarico esplorativo a Giorgetti? Il problema non è la personalità ma i numeri - dice - O ci sono 50-60 parlamentari che firmano il nostro programma, oppure l'unica soluzione resta un governo centrodestra M5s».
E comunque l'unico candidato del centrodestra per una possibile premiership resta Salvini che infatti parla da capo di governo nel commentare la crisi siriana. «Condivido le scelte di Gentiloni - attacca Salvini - Mi permetto di dire che le sanzioni contro la Russia sono un'idiozia. Il nemico non è Putin ma il terrorismo islamico. Non voglio che l'Italia usi un solo missile».
Ma chi
guadagna con lo stallo alla messicana? Nessuno: nei sondaggi tutti i partiti risultato in lieve calo. Ma almeno secondo Swg c'è chi perde più degli altri: il M5s, meno 2 punti. E allora, forse, agli altri conviene attendere.
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